Venezia, interdittiva antimafia per Antonio De Martino
LIDO. La principale società dell’imprenditore calabrese trapiantato al Lido Antonio De Martino, la “Venice Top Management srl” (con sede nel centro storico, a Santa Fosca), quella che gestiva le più importanti spiagge del Lido (Des Bains ed Excelsior), è stata raggiunta dal provvedimento interdittivo antimafia del prefetto di Venezia che impedisce qualsiasi rapporto con la pubblica amministrazione.
PERMEABILITA' CRIMINALE. Nel documento di tredici pagine firmato dal prefetto Domenico Cuttaia si legge che «emergono elementi di permeabilità criminale della società in questione che possono influire anche indirettamente sull’attività dell’impresa che, pertanto, si viene a trovare quanto meno in una condizione di potenziale asservimento o comunque di condizionamento rispetto alle iniziative della criminalità organizzata di stampo mafioso».
CONTATTI E PRESSIONI. «Dalle risultanze istruttorie emerge come Antonio De Martino», prosegue il documento, «nella gestione delle proprie attività e nella realizzazione di progetti ed iniziative economiche, si sia avvalso di contatti, relazioni con politici e funzionari pubblici ed anche esponenti della criminalità organizzata, esercitando anche pressioni al fine di ottenere le necessarie autorizzazioni, per l’aggiudicazione di lavori e il conseguimento dei necessari finanziamenti, nonchè per ottenere notizie riguardanti controlli sulle proprie attività».
NOVE SOCIETA'. De Martino risulta amministratore o comunque punto di riferimento di altre otto società, attive nei settori delle costruzioni, immobiliare e del commercio di souvenir, alcune delle quali con sede a Lamezia Terme (Calabria), altre a Venezia.
Nelle compagini societarie, oltre a comparire Antonio, spuntano il padre Saverio, anche lui finito sotto inchiesta in Calabria per associazione di stampo mafioso, la madre, la sorella, il cognato e la moglie di un suo stretto collaboratore, quello che il prefetto indica come il pregiudicato veneziano Roberto Laggia (coinvolto nella maxi inchiesta sulla banda della Riviera del Brenta).
DUE COSCHE. Nel documento sono elencati tutti coloro con cui De Martino avrebbe avuto stretti rapporti, per buona parte pezzi da novanta di due cosche calabresi (le famiglie Giampà e Iannazzo): l’imprenditore avrebbe anche dato una mano alle imprese di alcuni di loro che avevano ottenuto lavori nel Veneto e avrebbe preso con sè elementi calabresi in odore di ’ndrangheta.
I PRECEDENTI. Infine, il prefetto ricorda che De Martino, prima di arrivare al Lido, era stato condannato in Calabria per aver ucciso, maneggiando maldestramente una pistola, un esponente della cosca Giampà, mentre a Venezia è stato condannato a quattro mesi per aver utilizzato il segreto d’ufficio che gli aveva rivelato un sottufficiale della Capitaneria di porto.
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