«Il mare si innalzerà e il Mose sarà inutile»

Il docente di ingegneria Jorg Imberger: non sarà sufficiente a difendere Venezia e la sua laguna. Docu-film di Emanuele Coppola sull’alluvione

VENEZIA. «Il Mose potrà risultare già superato tra qualche decennio, se sarà confermata l’attuale tendenza all’aumento del livello del mare. E non sarà sufficiente a difendere Venezia e la sua laguna. Una grande opera a cui la natura si è in parte adattata, ma gli uomini ancora non l’hanno fatto». Jorg Imberger, uno dei massimi esperti mondiali di ambiente marino, docente di ingegneria ambientale all’Università di West Australia, illustra i suoi dubbi al convegno del Telecom Future centre a San Salvador. Nel cinquantennale dell’alluvione si discute sulla bontà delle soluzioni adottate per difendere la città. Occasione è la presentazione del docu-film di Emanuele Coppola «Aqua Granda». Viaggio negli angoli più nascosti della laguna a caccia di immagini naturalistiche.

Il grande fotografo documenta come alla fine la natura si stia adattando alla grande opera che ha stravolto l’ambiente lagunare. Uccelli rari nidificano a due passi dai grandi cantieri del Mose, pesci e molluschi tornano a popolare le scogliere artificiali a difesa della laguna. La vegetazione ricopre almeno in parte le ferite portate dal cemento. «Ma gli uomini non si sono affatto adattati», dice Giovanni Cecconi, ex responsabile dell’Ufficio studi del Consorzio Venezia Nuova, ora direttore del Venice Resilience lab.

Si parla della grande opera bloccata dallo scandalo e non ancora conclusa. Molte cose non vanno, anche dal punto di vista tecnico, emerse dopo gli arresti del giugno 2014. Materiali che fanno la ruggine, cassoni che scoppiano, paratoie che non tornano nella loro sede per il deposito di sabbia e detriti, navi da 50 milioni di euro per il sollevamento delle paratoie che non hanno mai preso il largo per difetti progettuali. Quale il futuro per le opere di salvaguardia? «Occorre pensare alla gestione», dice Cecconi, «e a come trovare le risorse. Bisognerà trovarle avviando un grande polo per la ricerca marina». Trasformare il Mose in una fonte di guadagno, dunque. Per ricavare le risorse per la sua manutenzione. Almeno 80 milioni di euro l’anno, necessari per tenere in efficienza un sistema costruito interamente sott’acqua.

Lo sguardo assorto, incredulo, di uno storico, Frederic Lane, profondo conoscitore della 'Serenissima', che dalla finestra di una pensione contempla la città immersa nell'acqua. E' una delle immagini offerte dalla mostra "Venezia 1966-2016. Dall'emergenza al recupero del patrimonio culturale. Storie e immagini dagli archivi della città", organizzata nel cinquantennale dell'alluvione del 4 novembre 1966 dall'Archivio di Stato di Venezia, dalla.Biblioteca Nazionale Marciana e dal Comune di Venezia. La mostra, realizzata a cura di Alessandra Schiavon, è allestita nelle Sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana fino al 27 novembre e presenta documenti e fotografie provenienti da diversi archivi pubblici, 28 ottobre 2016. ANSA/UFFICIO STAMPA ++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++
Lo sguardo assorto, incredulo, di uno storico, Frederic Lane, profondo conoscitore della 'Serenissima', che dalla finestra di una pensione contempla la città immersa nell'acqua. E' una delle immagini offerte dalla mostra "Venezia 1966-2016. Dall'emergenza al recupero del patrimonio culturale. Storie e immagini dagli archivi della città", organizzata nel cinquantennale dell'alluvione del 4 novembre 1966 dall'Archivio di Stato di Venezia, dalla.Biblioteca Nazionale Marciana e dal Comune di Venezia. La mostra, realizzata a cura di Alessandra Schiavon, è allestita nelle Sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana fino al 27 novembre e presenta documenti e fotografie provenienti da diversi archivi pubblici, 28 ottobre 2016. ANSA/UFFICIO STAMPA ++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++

Un progetto nato alla metà degli anni Ottanta, affidato in regime di monopolio al Consorzio Venezia Nuova, che raccoglieva allora le maggiori ditte italiane nel campo dell’ingegneria. 15 anni di progetti ( e di polemiche) e alla fine nel 2002 il via con la posa della prima pietra. Anni in cui il Consorzio dettava legge, imponeva consulenti e collaudatori, sceglieva a volte addirittura i ministri del governo. E poteva contare su finanziamenti assicurati per realizzare la grande opera. Quasi sei miliardi il costo stimato oggi, esclusa la gestione e manutenzione. Ma molti sono i dubbi sull’efficacia del Mose. Al momento della sua progettazione, negli anni Novanta, il Mose si basava su una previsione di rialzo dei livelli del mare di 20 centimetri. Oggi le previsioni sono quadruplicate. E con 80 cm in più le dighe dovrebbero essere chiuse un giorno sì e un giorno no, riducendo la laguna a uno stagno. Dubbi rilanciati dal professor Imberger, che alcuni danno come possibile candidato al Nobel per la ricerca ambientale.

 

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