Venezia, nuove alghe e “medusoidi” è allarme biologico in laguna

Ctenofori simili alle meduse, ma senza tentacoli avvistati dagli esperti del Museo di Storia Naturale. Si riproducono velocemente, divorano le larve dei pesci. E proliferano le piantagioni di “sargassum”
Una distesa di Sargassum vicino a Murano
Una distesa di Sargassum vicino a Murano

VENEZIA. Alghe invasive e uno ctenoforo che minaccia seriamente la riproduzione delle specie ittiche. È allarme rosso in laguna a causa dell’invasione di Mnemiopsis Leidyi, una sorta di medusa senza tentacoli avvistata in queste ultime settimane in colonie numerose dai biologi del Museo di Storia Naturale. Un piccolo animale trasparente, molto simile alla medusa ma senza tentacoli. Vorace di larve di pesci, sopravvissuto in laguna durante un inverno poco freddo, e adesso minaccia l’esplosione riproduttiva con l’aumento delle temperature.

«Un fenomeno che preoccupa», conferma il direttore del Museo, il ricercatore Luca Mizzan, «perché in estate potremmo avere gravi problemi. La mnepiopsis, detta anche Noce di mare, si riproduce velocemente e può mettere a rischio la sopravvivenza delle specie ittiche della laguna».

Colonia di Mnemiopsis Leidyi (foto dal sito del Museo di Storia Natura le)
Colonia di Mnemiopsis Leidyi (foto dal sito del Museo di Storia Natura le)

Allarme già lanciato dai pescatori, che denunciano la drastica diminuzione di pesce e di seppie in laguna. Ora l’invasione del medusoide potrebbe provocare problemi ambientali notevoli. Arrivata nei nostri mari dal’America e dalle coste atlantiche. Scaricata forse con le acque di sentina di qualche mercantile. «Sono gli effetti della globalizzazione», dice Mizzan, «queste specie che non avevamo mai visto arrivano con le navi. Erano state avvistate nel settembre dell’anno scorso, poi parevano scomparse. Invece l’invasione è vicina». Non è un segnale di inquinamento, ma dell’aumento delle temperature che aiuta la proliferazione di queste specie di animali. E toccherà abituarsi, avvertono i biologi, ai cambiamenti delle specie ittiche e della flora tipica lagunare.

Un altro fenomeno ben visibile in questi giorni è l’invasione di un’alga rigida e bruno-rossastra. Il suo nome è sargassum auticum e in questii periodi di basse maree si stacca dal fondo dove prolifera soprattutto in presenza di sassi e pietre, non sul fango e sui fondali sabbiosi. Si stacca viene in superficie, soffocando altre specie e causando anche problemi alla navigazione a remi e a motore. Ne sono state avvistate in quantità soprattutto in laguna Nord, alle Fondamente Nuove, canale di Tessera e Arsenale. «Anche questo un fenomeno per adesso non grave, ma che preoccupa». «Un’alga molto resistente, arrivata in laguna pochi anni fa», dice Mizzan, «che occupa spazio prezioso per la vita delle altre specie animali e vegetali della laguna. Si riproduce velocemente con palline che si staccano e producono altre alghe. Con il caldo il fenomeno dovrebbe rientrare».

Avvistate anche piantagioni di Ulva lactuca, l’alga a forma di insalata che aveva provocato l’emergenza ambientale negli anni Ottanta. Questa è prodotta invece dall’inquinamento e dall’abbondanza di fosforo nelle acque. Un motivo che aveva portato nel 1988 l’allora sindaco Antonio Casellati a vietare in laguna il consumo di detersivi ad alto contenuto di fosforo. Migliaia di tonnellate di alghe erano state raccolte con mezzi costruiti appositamente, ma avevano prodotto il proliferare dei chironomidi, insetti piccolissimi simili alle zanzare, debellati solo due anni dopo. Non siamo a quel punto. Ma la laguna è sotto osservazione da parte dei pochi che la conoscono e ne seguono l’evoluzione. Adesso minacciata da nuove alghe e medusoidi.

 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia