«Una via intitolata a Donè? Mai»
«Gino Donè non è un eroe per la nostra città». Il cavalier Ennio Mazzon, presidente delle associazioni combattentistiche e d'Arma, noto per i suoi orientamenti fascisti, scaglia la sua rabbia contro la figura di Donè, partigiano nella Resistenza, poi eroe riconosciuto con tutto gli onori nella “Revolucion cubana” accanto a Fidel Castro ed Ernesto Che Guevara. Una personalità che divide e scatena antichi rancori, nel giorno in cui una canzone a lui dedicata e musicata da Giovanni Giusto, ispirata a “L’Italiano del Granma”, il libro di Katia Sassoni da poco pubblicato, è stata presentata alle autorità de L’Avana e al generale Arsenio Garcia, che combattè a fianco di Gino nel primo nucleo di rivoluzionari sbarcati a bordo della motonave Granma, e che la sentirà dal vivo prima di Fidel.
Il Comune di San Donà sta pensando da tempo di intitolare una via a Donè, visto che è nato a Rovarè, ma ha vissuto infanzia e adolescenza a Passarella e qui ha combattuto nella missione Nelson, contribuendo con coraggio alla Liberazione dal nazifascismo. E a San Donà è morto, tanto che le sue ceneri potrebbero presto partire per Cuba quando la famiglia lo deciderà.
Ma Mazzon si scaglia contro Donè per demolirne la storia, incurante del fatto che Donè non può rispondere.
«Perché se ne è andato dopo la guerra?», si chiede, «in piena amnistia voluta da Togliatti. La storia la scrivono i vincitori, e così uno come lui è andato via dopo quanto aveva fatto da partigiano, per poi ricomparire con Che Guevera e Castro, gli unici che potevano volere con loro una persona simile. Glielo dissi di persona quando lo incontrai. Se davvero il Comune vorrà dedicargli una via, io come presidente delle associazioni combattentistiche mi opporrò in tutti i modi. Sono assolutamente convinto che Gino Donè meriti una via, qui e in nessuna città». (g.ca.)
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia