Sfruttati come schiavi per pochi euro
CAVARZERE. Stessi padroni, stessi sfruttatori, tutto a danni di immigrati trattati al limite della schiavitù per una manciata di soldi al mese. Condizioni di lavoro disumane perfino nei confronti di chi, dopo essere stato liberato da quella vergognosa situazione di lavoro, ha continuato a obbedire allo stesso tipo di sfruttamento perché non aveva alternative: è clandestino e in Italia non ci può stare, se non nascosto dagli occhi di tutti.
Due operazioni fotocopia, eseguite a meno di un mese di distanza dai carabinieri dell’Ispettorato del lavoro, una a Sant’Anna di Chioggia e l’altra, venerdì scorso, a Punta Pettorina di Cavarzere, mostrano come lo sfruttamento degli immigrati possa diventare un vero e proprio sistema di lavoro in nero per alcuni imprenditori agricoli senza scrupoli. Le vittime dello sfruttamento sono nel primo caso undici cittadini bengalesi e nel secondo otto, tutti tra i 25 e i 30 anni. Non meno di dieci ore di lavoro al giorno, per una paga mensile tra i 100 e 150 euro, alloggiati in roulottes quelli di Sant’Anna e in container quelli di Punta Pettorina, entrambi i gruppi comunque in condizioni igieniche precarie.
A capo di questo giro di sfruttamento si ritrovano due connazionali delle vittime, marito e moglie. La donna, 46 anni, era stata già identificata nel blitz di Sant’Anna come amministratrice di una ditta che impiegava otto degli undici “schiavi” scoperti in quell’occasione.
Allora non era stato possibile ricostruire le responsabilità del suo socio, il marito, ma stavolta invece sì. L'uomo, infatti, è arrivato sul posto, in auto, poco dopo i carabinieri e, alla vista delle divise, ha girato il veicolo per scappare, venendo inseguito e fermato. In quell’accampamento, sperduto nella campagna, i carabinieri ci erano arrivati grazie alle ricognizioni aeree effettuate in collaborazione con i colleghi del 14° nucleo elicotteri di Treviso. Il blitz, avvenuto dopo alcuni giorni di discreta osservazione del via vai delle persone, l’hanno compiuto assieme ai colleghi delle stazioni di Chioggia e Cavarzere. Tutti i lavoratori erano in nero, due di loro erano anche clandestini e uno di questi era già stato identificato a Sant’Anna ed espulso. L’uomo però non se n’era andato, si era semplicemente spostato, rimanendo sempre agli ordini della stessa ditta anche se i titolari sapevano che non avrebbe più potuto lavorare. Dagli accertamenti è poi emerso che la coppia di imprenditori bengalesi gestisce l’affitto di vari terreni nelle campagne tra Chioggia e Cavarzere, puntando sulla manodopera a basso costo degli immigrati che, pur di lavorare, sono disposti a tutto, in particolare se clandestini. Il proprietario del terreno, portovirese, ha detto di non sapere quanto accadeva nel suo fondo. I due affittuari bengalesi sono stati denunciati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento del lavoro, e impiego di manodopera clandestina e sanzionati per 50mila euro.
Diego Degan
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