«Sequestrate le magliette che inneggiano alla mafia»

CAMPOLONGO. Chiesto il sequestro delle magliette che pubblicizzano la mafia del Brenta con la faccia sorridente dell’ex boss Felice Maniero. Se fosse successo al sud Italia si parlerebbe di collusione e complicità Invece succede qui in Veneto.
A Campolongo paese natio del boss, che da anni lotta sul versante del rispetto della legalità e per affrancarsi da un’immagine di territorio colluso con la criminalità organizzata arrivano reazioni durissime «Quella maglietta», dice il sindaco Alessandro Campalto, «va ritirata dal commercio. Ci meravigliamo che ci siano delle persone che a Napoli o in Sicilia utilizzino la Mafia o la Camorra come un brand? Beh, l’imprenditore che ha pubblicizzato Maniero e le sue gesta criminali è allo stesso livello. Chiedo che quella maglietta venga immediatamente ritirata, offende il Veneto, Campolongo e i suoi cittadini».
Sulla maglietta, c’è la faccia sorridente di Felice Maniero, a fianco tre fori di proiettile e sotto il titolo di un articolo di stampa sulla celebre rapina al Casinò. Chiude la composizione la scritta in dialetto: “Fasso rapine”. Felice Maniero è diventato così una maglietta prodotta e venduta da un marchio, Pakkiano, che sta raccogliendo prenotazioni su Facebook. Lo stesso marchio precisa: «Non intendiamo esaltare la criminalità organizzata».
Ma a Campolongo e ai parenti delle vittime della banda Maniero, ai parenti dei tanti morti per droga portata e smerciata da quella banda non basta.
Durissima la reazione di Oriana Boldrin da anni promotrice del premio intitolato a Cristina Pavesi una ragazza uccisa dal Maniero negli anni Novanta. «Non si può fare commercio con quella maglietta - dice - offende Campolongo, le vittime della mafia del Brenta, il Veneto e l’Italia. Qui si inneggia a commettere reati».
La Boldrin fa sul serio: ha dato mandato all’avvocato Danilo Taschin, del foro di Padova, di “fare tutte le azioni legali possibili per bloccare questo commercio”.
«Faccio un appello ai genitori - continua la Boldrin – non permettete che i vostri figli possano indossare un indumento del genere. Noi lottiamo con tutte le nostre forze perché una cultura del genere non attecchisca più. Pensiamo a Cristina Pavesi, ragazza innocente uccisa dall'efferatezza della banda Maniero. Invito l'azienda produttrice della maglietta ad andare a documentarsi di come è morta».
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