Processo Zernar, sentenza il 4 giugno
Il Procuratore Generale di Venezia ha chiesto la conferma della condanna per Ezio Zernar, come del resto la parte civile nel processo d’appello al poliziotto esperto balistico. Per entrambi non ci sarebbero elementi per dire che l’ex direttore del Laboratorio di investigazioni criminalistiche della Procura di Venezia, non abbia manomesso una prova per poter incastrare Elvo Zornitta a lungo indagato con l’accusa di essere il famigerato Unabomber e poi prosciolto. Di parere contrario la difesa del poliziotto che per l’ennesima volta ha sottolineato come non ci sia una sola prova che Zernar abbia manomesso la prova, ma soprattutto non c’è prova che sia avvenuta la manomissione. I giudici della Corte d'Appello di Venezia, dopo le eventuali repliche, andranno in camera di consiglio martedì 4 giugno.
La prova in questione è un lamierino, pezzo di un ordigno attribuito a Unabomber rinvenuto integro il 1 aprile del 2004 nella chiesa di Sant’Agnese a Portogruaro. Secondo l’accusa e i giudici di primo e secondo grado Zernar avrebbe fatto un taglio su un lato del lamierino con una forbice sequestrata a Zornitta per lasciare delle tracce che solo la persona indagata come Unabomber poteva lasciare. La Cassazione però ha detto che i giudici di secondo grado non hanno tenuto in considerazione le tesi della difesa e nemmeno una perizia fatta fare dai giudici di Trieste che confermava come i segni trovati sul lamierino sarebbero antecedenti al periodo in cui il lamierino è stato nella disponibilità di Zernar.
L’udienza di ieri è durata 9 ore durante le quali sono stati sentiti l'accusa, la parte civile - avvocato Maurizio Paniz per Zornitta, e la difesa di Zernar con un lungo intervento da parte dell'avvocato Emanuele Fragasso. Questi ha contestato il mancato utilizzo nella vicenda di una serie di perizie che scagionano il suo assistito. Fragasso, oltre a puntualizzare gli aspetti della vicenda, ha chiesto l'assoluzione di Zernar perchè il fatto non sussiste definendolo, tra l'altro, «agnello sacrificale» nell'ambito di un caso che doveva avere un qualche colpevole. Inoltre ha detto che se i giudici avessero dei dubbi lui chiede che venga svolta una nuova perizia e in questo caso rinuncia anche ai termini di prescrizione a cui sarebbero soggetti i reati per i quali il suo assistito è stato condannato. Ha puntualizzato che Zernar cerca la verità e non una scorciatoia per evitare una condanna.
Il processo d'Appello è stato rifatto davanti ad altri giudici dopo che la Corte di Cassazione, su istanza di Fragasso, aveva riconosciuto dei vizi nella prima sentenza - tra cui il mancato utilizzo delle perizie - che condannava Zernar a due anni di carcere, pena sospesa, e al pagamento di 200mila euro a favore di Zornitta. (c.m.)
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