Operazione Zefiro, condanne per 47 anni

Dodici gli imputati della banda che acquistava cocaina e hashish dai calabresi della ’ndrangheta e la rivendeva in Veneto
Di Giorgio Cecchetti
Interpress/Mazzega Morsego Venezia, 28.01.2013.- Operazione "Zefiro".- Nella foto Soggetto sottoposto a msure cautelari Sorace Vincenzo
Interpress/Mazzega Morsego Venezia, 28.01.2013.- Operazione "Zefiro".- Nella foto Soggetto sottoposto a msure cautelari Sorace Vincenzo

VENEZIA. Quarantasette anni e due mesi di reclusione e quasi 250 mila euro di multa per dodici imputati, altri due rinviati a giudizio e un quindicesimo assolto. Questa la condanna complessiva del giudice di Venezia Massimo Vicinanza per la banda che acquistava cocaina e hashish dai calabresi della ’ndrangheta trapiantati a Milano e la vendeva nel Veneto. Queste le pene per l’operazione che i carabinieri del Ros, che hanno condotto le indagini, hanno soprannominato «Zefiro»: tre anni di reclusione e 21 mila euro di multa per Prosdocimo Biancato (54 anni, Dolo), nove mesi e 500 euro in continuazione con una sentenza precedente per Claudio Bozzola (60, Zelarino), cinque anni e 26 mila per Mauro Dell'Oglio (42, Milano), quattro anni e 20 mila per Giuseppe Gobbin (51, Mellaredo di Pianiga), cinque anni e 28 mila per Luca Livieri (50, Vigonza), cinque anni e 26 mila per Germondo Panaia (65, Pavia), un anno e tremila euro in continuazione con una sentenza precedente per Stefano Rampon (50, Mira), sei anni e 30 mila per Vincenzo Sorace (54, Silea), nove anni e 4 mesi e 54 mila per Salvatore Larosa (56, Mentone), due anni e otto mesi e ottomila per Elisabetta Monica Turato (50, Saccolongo) e un anno e due mesi e seimila per il rumeno Alin Suciu.

È stato assolto il calabrese trapiantato a Milano Pasquale Sarcina (58 anni), mentre sono stati rinviati a giudizio Roberto Lazzaretto (46, Padova) e Silvano Valentini (42, Cadoneghe). Il magistrato ha sostanzialmente accolto le richieste avanzate dal pubblico ministero antimafia Rita Ugolini.

A capo della banda c’era Luigi Biancato, deceduto per una grave malattia un anno fa: era lui a trattare con i calabresi trapiantati a Milano che gl i spedivano in veneto la droga. E Prosdocimo, negli interrogatori, aveva scaricato tutto sul fratello che ormai non poteva più difendersi. Erano imprenditori, gestivano un’importante ditta edile a Camponogara. Prosdocimo ha raccontato, tra l’altro, che il fratello si è inserito nel mercato della droga dopo che la loro società era andata in crisi ed era fallita. A mediare i rapporti tra Biancato e la ’ndrangheta il calabrese trapiantato a Silea Sorace, che aveva uno stretto contatto con il trafficante calabrese Salvatore Larosa, sistemato in Costa Azzurra. Alcuni degli imputati, sono noti pregiudicati della Riviera che erano stati arrestati in possesso che di venti che di quaranta grammi di cocaina, come Luca Livieri, rapinatore con una condanna alle spalle anche per l’omicidio di un carabiniere. Poi i carabinieri del Reparto operativo speciale hanno scoperto che era Luigi Biancato, grazie ai suoi contatti milanesi, a rifornirli. A nascondere la sostanza stupefacente quando arrivava era Gobbin, bidello senza precedenti penali in una scuola di Mellaredo: teneva la cocaina in casa sua.

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