«No alle giustificazioni delle stragi»
«Massima apertura per chi arriva nel nostro Paese e rispetto delle sue tradizioni, purché rispetti le regole della convivenza civile e no alla giustificazione di atti inauditi con morti inermi, facendo distinzioni inaccettabili tra vittime e vittime». Parole del presidente della Comunità Ebraica Paolo Gnignati, che sono risuonate ieri dal palco del Teatro Goldoni gremito, in occasione della celebrazione del Giorno della Memoria e che hanno attualizzato la ricorrenza anche ai tragici fatti dell’oggi oltre che al ricordo delle vittime innocenti dei campi di sterminio nazisti. Sul palco, con Gnignati, per la sua testimonianza, anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e presenti alla cerimonia, tra gli altri, il rabbino capo di Venezia, Scialom Bahbout, il prefetto e il questore di Venezia, Domenico Cuttaia e Angelo Sanna.
«Ci sono pagine della storia talmente buie», ha esordito il sindaco, «che a volte si è tentati di distogliere lo sguardo, di lasciare che il ricordo sbiadisca, di dimenticare. Celebrare la Giornata della memoria significa superare questa tentazione, accettare di guardare in faccia, ancora una volta, gli abissi di malvagità in cui l'uomo può spingersi quando l'indifferenza, l'assuefazione al male, lo stordiscono e lo rendono incapace di riconoscere in ogni persona un suo simile».
Il primo cittadino ha ricordato tutti coloro che si sono opposti al progetto di sterminio e che, a rischio della propria vita, hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati: «Persone comuni ma coraggiose, che non si sono tirate indietro e che hanno saputo reagire con forza al male dilagante». Brugnaro ha concluso il suo intervento invitando tutti a non abbassare la guardia, perché le lezioni della storia non siano dimenticate e portino frutti concreti. «Il nostro impegno quotidiano nella costruzione di un futuro migliore», ha concluso, «sia il nostro modo di ricordare. Lo dobbiamo alle vittime innocenti dell'olocausto. Lo dobbiamo ai nostri figli».
La memoria - ha infine ricordato Paolo Gnignati nel suo discorso - per essere autentica e completa, non può fermarsi al ricordo di personaggi illustri come il professor Jona, il professor Luzzatto o il rabbino capo Ottolenghi, ma deve abbracciare potenzialmente tutte le vite sacrificate dalla persecuzione. «È allora importante ricordare che 246 furono gli ebrei veneziani deportati e assassinati per mano fascista e nazista perché, in una prospettiva ebraica, c'è un mondo che si spegne per ogni vita, anche la più semplice, che viene perduta».
La cerimonia si è poi conclusa con un concerto di “Progetto Davka”, con musiche della tradizione ebraica klezmer.(e.t.)
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia