Lavoro, pochi ispettori «Costretti ai salti mortali»

Nel 2010 erano 40, ora sono 22 e solo 17 vanno a controllare le aziende Cossu: «Ne servirebbero 90». Trasferte con mezzi propri e rimborsi dopo mesi
Di Gianluca Codognato

Hanno visitato in media quattro aziende al giorno per scoprire eventuali irregolarità contrattuali, lavoro nero e minorile, situazioni di sfruttamento. Si sono mossi spesso in orari serali e notturni, anticipando i soldi per le trasferte e attendendo per mesi i rimborsi, visitando nel 2013 1.400 realtà sparse su tutto il territorio. I 22 ispettori del lavoro di Venezia sono costretti a farsi in quattro per setacciare il territorio nel modo più capillare possibile pur essendo un numero ridottissimo. Ma soprattutto adesso che la crisi sta facendo crescere in modo esponenziale i comportamenti scorretti da parte degli imprenditori, il personale dell’Ispettorato del Lavoro risulta del tutto sottodimensionato, contando che nel territorio ci sono 35mila realtà (pubblici esercizi, laboratori, capannoni) e che dei 22 ispettori 17 (compreso il nucleo Carabinieri ispettori del lavoro) sono operativi sul campo, dato che gli altri sono impegnati in altri compiti d’istituto, patronati, conciliazioni, cassa integrazione straordinaria e molto altro ancora.

«Per riuscire a monitorare il vasto territorio provinciale servirebbero almeno 90 ispettori, più del quadruplo di quelli attuali», avverte preoccupata Franca Cossu, responsabile dell’Ispettorato provinciale del Lavoro. «Anche quest’anno noi abbiamo fatto gli straordinari, visitando un numero di aziende elevatissimo rispetto alle nostre potenzialità numeriche. Sul territorio le sollecitazioni sono molte. Non bisogna controllare solo i contoterzisti della calzatura e della pelletteria o in generale solo le attività gestite da cinesi. Ma anche bar, ristoranti, parrucchieri, centri massaggi, centri estetici, gestiti da italiani e da stranieri. Abbiamo potuto constatare che le irregolarità dal punto di vista contrattuale sono tante. Troviamo occupati in nero, persone che lavorano dieci ore con contratti da due ore, rapporti di tirocinio non rispettati. Inoltre ci sono aziende fantasma, non iscritte cioè alla Camera di Commercio, senza contare i problemi legati alla sicurezza nei luoghi di lavoro».

I 17 ispettori sono spesso chiamati, assieme alla forze dell’ordine, a condurre operazioni serali e notturne. Le trasferte vengono effettuate con mezzi privati, dato che l’ispettorato non ha proprie vetture, e tanti tragitti non sono propriamente dietro l’angolo. Molti controlli vengono svolti nella zona della Riviera del Brenta ma anche nel sud della provincia, come a Cavarzere. Per ottenere i rimborsi della benzina, poi, bisogna attendere parecchi mesi. «Anche Inps e Inail hanno poco personale a disposizione per i controlli», spiega ancora la responsabile dell’Ispettorato di Venezia. «Almeno fino al 2010 noi eravamo in 40, poi il numero in questi ultimi tre anni s’è dimezzato, anche a causa del blocco del turn over, proprio nel momento sbagliato e cioè mentre la crisi ha fatto lievitare le irregolarità. Nonostante tutto, stiamo facendo i salti mortali: a ottobre, per esempio, in soli quattro giorni, abbiamo fatto visita a 25 aziende».

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