Il collezionista di cartoline fa rivivere la Mestre che fu

Fulvio Busetto ne possiede quasi mille e anima la curiosità nei social network «Prima era chiamata la Versailles d’Italia, ora è diventata irriconoscibile»
Di Mitia Chiarin

Novecentocinquanta tra vecchie cartoline e foto e una cinquantina di rari stereogrammi della Mestre di un tempo. Fulvio Busetto, 44 anni della Gazzera, è un appassionato di immagini della storia della città. Collezionista per passione, ha cominciato ad interessarsi alle trasformazioni di una città che nel corso del Novecento ha completamente cambiato il suo volto. «Mi piaceva vedere come si è trasformata Mestre. Sono partito dalla zona in cui sono nato, quella della stazione, e poi ho proseguito. A 18 anni andavo alla libreria di viale Garibaldi a vedere le foto nei pochi libri dedicati alla storia della città. Oggi quelle foto le ho ritrovate quasi tutte. Il mio lavoro di ricerca parte da materiali messi in vendita su eBay o altri siti specializzati per collezionisti oppure dalle fiere specializzate: poi si contratta e, se va bene, si acquista».

In suo possesso ci sono autentiche chicche: una villa Ceresa del 1910 con il laghetto a ridosso dell'attuale cancello di quella che è diventata una delle sedi del Comune di Venezia. Specchio d’acqua oggi coperto dalla terra. «L'ho pagata una decina di euro», racconta. Busetto sta cercando ora di raccogliere il maggior numero possibile di vecchie immagini che raccontano la costruzione dell'acquedotto di Mestre, che ha compiuto di recente cent' anni come la galleria Matteotti. Possiede nella sua collezione rari stereogrammi di un fotografo mestrino.

«Sarebbe bello che il Comune di Venezia investisse per approfondire le ricerche sulle documentazioni fotografiche della vecchia Mestre. Per noi collezionisti privati questo lavoro, fatto di passione, è anche un costo da affrontare. Io faccio l'agente di commercio, ho figli e non sempre è possibile investire per un acquisto».

Busetto è uno degli appassionati che stanno animando con le loro vecchie foto gruppi che su Facebook discutono della Mestre di ieri e di quella di oggi. Il gruppo “Mestre antiche immagini”, con i suoi oltre 500 iscritti, è tra i più attivi. Duccio Toffanello Guadagni si è messo a lavorare per far entrare la storia di Mestre anche nella celebre piattaforma di informazione diffusa che è Wikipedia. Portano la sua firma la pagina dedicata alla storia del Marzenego, tornato alla luce con il cantiere di via Poerio, quella sulla storia di parco Ponci, lo splendido giardino della villa cancellato per far spazio ad un triste piazzale e diventato il simbolo del “sacco” di Mestre. Ora sta lavorando alla storia di Antonio Olivi, che dà il nome alla omonima e centralissima via. Lavori non statici ma oggetto di aggiornamento continuo. E c'è da dire che proprio i cantieri di via Poerio hanno ridato slancio alla voglia di conoscenza della storia mestrina, sopita per anni o rimasta all'interno di strutture organizzate come il centro studi storici o StoriaMestre, dando spazio, grazie ai social network, alla circolazione di immagini e informazioni di semplici appassionati. Quindi si può dire che le foto della vecchia Mestre esposte lo scorso Natale attorno al cantiere hanno contribuito a incuriosire molti.

«La Mestre del passato, quella che veniva chiama la Versailles di Italia, oggi appare spesso irriconoscibile rispetto alle immagini della città moderna e fa pensare il come è stata ridotta», commenta Busetto. Altri preferiscono percorsi diversi, come il gruppo Valdemare che con Amico Albero e Michele Boato, ha avviato una serie di iniziative pubbliche di protesta in via Pio X. L’ultima, venerdì scorso: «C’è anche chi si è permesso, con l’incredibile avvallo della Soprintendenza, di permettere una costruzione, che abbiamo chiamato “il buco della Memoria”: un ammasso di mattoni col buco in mezzo ma che hanno coperto e occultano un importante reperto medioevale: la Torre delle Zigogne. Ne chiediamo la demolizione e la restituzione alla città delle preziose vestigia storiche, e chiediamo che la ex scuola De Amicis diventi ciò che da sempre doveva essere: La casa della città, la sede del Museo di Mestre», dicono le associazioni.

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