I luoghi del Risorgimento a Venezia, tra San Marco e San Salvador

La Venezia protagonista del Risorgimento e della rivolta contro gli austriaci è davvero sotto gli occhi di tutti: ecco dove
VENEZIA. Una palla di cannone incastonata da anni nella pietra d'Istria di un palazzo, porzioni di forti sparsi per il Lido, statue di patrioti come Daniele Manin: la Venezia protagonista del Risorgimento e della rivolta contro gli austriaci verso l'Unità d'Italia è davvero sotto gli occhi di tutti.
Visitabile lungo molti itinerari tuttavia sconosciuti anche a molti residenti. In queste ore molte mostre si stanno allestendo per ricordare quei giorni, il '48 veneziano e il seguito fino al plebiscito del 1866, quando tra il 21 e il 22 ottobre di quell'anno in 647.426 dissero sì alla annessione del Veneto e di Venezia con soli 69 voti contrari.


«Nel 1848 Venezia era una città che si stava spopolando, non c'era lavoro, e i giovani si arruolavano altrove per difendere la bandiera dell'esercito piemontese - ricorda Camillo Tonini, curatore della collezione storica dei Musei civici veneziani - ma se vogliamo trovare un luogo simbolo di quella rivolta contro l'Austria, dobbiamo pensare sicuramente a Piazza San Marco. Lì, il 17 marzo vennero staccati i masegni della piazza e furono lanciati contro i soldati austriaci. Il 22 marzo fu poi innalzato il tricolore, con la municipalità che trovò posto nella Sala del Maggior Consiglio». Una città storica che veniva colpita dalle bombe austriache più di quanto non avvenne poi nei conflitti mondiali del secolo successivo. Cannonate sparate senza ritegno con uomini, case e monumenti giunti ai giorni nostri.


«Soprattutto la zona di Cannaregio ne fece le spese, così come avvenne alla parte ovest della Giudecca - prosegue Tonini - ma basta andare in campo San Geremia oppure in campo San Salvador per trovare palle di cannone incastonate nelle pareti dei palazzi quasi ad altezza d'uomo». A ricordare quegli eventi anche i cannoni sul Ponte della Libertà, ma basta pensare a Forte Marghera per spostarsi in terraferma e al campo trincerato mestrino, teatro di aspri scontri. Il Lido disseminato di forti della Serenissima poi occupati dagli austriaci, offre ancora un esempio quasi intatto di architettura militare del tempo col Ridotto austriaco di San Nicolò, anni fa riemerso da rovi ed edera grazie a un intervento del Servizio civile internazionale.


«Tra i luoghi simbolo di quella rivolta non va dimenticato l'Ateneo Veneto, spazio nel quale venne letto il primo discorso rivoluzionario da parte degli intellettuali del tempo. E se vogliamo viaggiare attraverso le caserme utilizzate dal nemico in quel periodo, basta pensare a Sant'Anna (Via Garibaldi), gli spazi dell'attuale Future Centre (San Salvador) oppure Palazzo Loredan (campo Santo Stefano)». E poi c'è la questione legata ai monumenti. Manin, Garibaldi, Vittorio Emanuele solo per fare qualche esempio. Aspetto che si sviluppò solo a partire dal 1875, perchè in precedenza a Venezia era fatto divieto di culto per le persone. «La sola statua autorizzata in precedenza in un campo fu quella di Colleoni - conclude Tonini - Le ceneri di Manin, dopo essere state accolte a San Marco, a soli due anni di distanza vennero spostate in una tomba in Piazzetta dei Leoncini. A lui è andata comunque bene, calcolando anche la statua nel campo che gli è stato intitolato a due passi da Rialto, perchè il monumento a Garibaldi è finito in una fontana, decentrato e quindi ben poco visibile rispetto ad altri».

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