Guerra al racket degli accattoni: «È la nuova piaga»

Il Comune lancia l’allarme e presenta un piano d’intervento. «Per fermare gli sfruttatori servono più operatori di strada»

Sono 109 le persone vittime di sfruttamento sessuale o lavorativo o di economie criminali come l’accattonaggio. nuova emergenza su cui indagare, che vivono sotto la protezione degli operatori del servizio di Protezione sociale del Comune di Venezia.

Centonove sotto protezione. Ex “fantasmi” che vivevano sulla strada, vittime di violenze e maltrattamenti e sfruttati al lavoro che hanno riconquistato libertà, dignità e una storia personale. Si tratta di 71 donne e 38 uomini che nel percorso protetto garantito loro dal Comune vanno a vivere in strutture protette, cambiano anche identità se serve, e denunciano lo sfruttamento. Poi iniziano un percorso educativo e di reinserimento sociale che passa anche per l’istruzione e un lavoro “normale”.

L’esperienza con le lucciole. Dei 109 sotto protezione, 61 sono gli sfruttati per fini sessuali: si tratta essenzialmente di donne che si prostituiscono. Da anni le unità di strada del Comune sono cresciute fino a coinvolgere una quindicina di persone, in tutto il Veneto, che escono di sera, incontrano le prostitute, parlano con loro, fanno prevenzione e informazione sanitaria e aiutano chi vuole scappare dallo sfruttatore.

Un numero verde (anonimo, gratuito e attivo 24 ore su 24) raccoglie le segnalazioni di vittime e cittadini: si può chiamare il 800.290290.

Gli operatori ad ogni uscita in giro per il Veneto incontrano donne e storie diverse: si è stimato che in un giorno medio i contatti siano 340 in Veneto. Sui marciapiedi del Comune di Venezia, si incontrano almeno 66 persone, dieci i trans (dati da aumentare del 30 per cento perché molte ragazze magari stanno lavorando). Le zone di intervento sono Marghera con via Fratelli Bandiera, Campalto, la zona di Mestre Centro e il Terraglio.

Lavoro sfruttato. Tra le persone sotto protezione ci sono poi 34 vittime di sfruttamento lavorativo. Tredici sono testimoni di vicende giudiziarie, quattro sono coinvolti in altri traffici illegali. Infine, sette sono giovani accattoni, tolti dalla strada.

Allarme accattonaggio. E proprio sul mondo dell’accattonaggio vuole lavorare ora il Comune di Venezia, capofila a livello regionale degli interventi di protezione sociale. In occasione della giornata contro la tratta degli esseri umani che si è celebrata con tre giorni di iniziative tra Mestre e Mirano, il Comune ha lanciato l’allarme. «Dobbiamo conoscere e studiare questo fenomeno, capire come intervenire. Abbiamo presentato una richiesta di finanziamento all’Unione europea grazie ad un progetto pensato assieme al settore flussi migratori della Regione», spiega il vicesindaco e assessore alle Politiche sociali Sandro Simionato. La tratta, continua Simionato, è una «pratica orribile che toglie dignità e libertà di scelta alle persone. Noi, con fatica, stiamo lavorando per ridare loro questi diritti. E ora bisogna lavorare sugli accattoni». Si lavorerà da Mestre con tutti Comuni capoluogo del Veneto: i Comuni mettono personale da affiancare agli operatori di Venezia. Villa Querini si occuperà poi di coprire i tagli regionali con fondi statali e europei per garantire il progetto che costa 600 mila euro e deve diventare stabile.

Squadra per indagare. «Dobbiamo mettere in campo una nuova squadra di operatori, come quelle che lavorano già su prostituzione e sfruttamento del lavoro», spiega il responsabile del servizio Claudio Donadel. «I primi contatti li abbiamo già avviati ma occorre lavorare in strada con almeno 30 persone. Si stima che l’accattonaggio davanti ai supermercati frutti da 50 a 80 euro al giorno. Queste persone vivono in case abbandonate e mangiano nelle mense dei poveri, non hanno spese e tutto va agli sfruttatori». I soldi degli accattoni finiscono in Ungheria e Bulgaria per operazioni economiche di dubbia legalità. Un mondo a parte è quello dei “Barbanera”,romeni che già nei paesi d’origine vivevano nella più assoluta marginalità e mal sopportati a Mestre visto che vivono in precarie condizioni igieniche.

Pratiche violente. L’accattonaggio, spiega Donadel, è sicuramente controllato da gruppi criminali e violenti. «Quando si parla di possibili menomazioni provocate non si tratta di leggende metropolitane», continua, «parte di queste persone provengono da evidenti contesti di violenza, in cui si pratica anche la vendita di organi. Gli sfruttatori tendono a colpire i soggetti più deboli che sono i minori e i disabili».

Campagna in città. Per sensibilizzare su questi temi parte in città una campagna pubblicitaria contro la tratta e per pubblicizzare il numero verde.

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