Giornata della Memoria: 24 nuove "pietre d'inciampo"

Posizionate a Venezia per ricordare l'orrore davanti alle case delle vittime del nazifascismo
VENEZIA. La deposizione di 24 nuove pietre d'inciampo a Venezia è partita questa mattina da Calle dei Sbianchesini vicino a Sant'Aponal, dove uno degli “Stolpersteine” in ottone, realizzati dall’artista tedesco Guenter Demnig, è stato dedicato, per la prima volta, ad un internato militare, Romano Brussato. In Calle del Ghetto Vecchio, invece, due pietre sono state posate in memoria di Amalia e Lina Navarro, entrambe sopravvissute ad Auschwitz. Sono queste le particolari scelte proposte quest'anno dalla Comunità Ebraica e dal Comune di Venezia, assieme al Centro tedesco di Studi Veneziani e all'Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea (Iveser), che hanno voluto così innescare nuovi percorsi della memoria in città.
A parlarne, proponendo poi ulteriori riflessioni sul significato della memoria della Shoah oggi, alternandosi lungo il percorso delle pietre d'inciampo, la presidente del Consiglio comunale, Ermelinda Damiano, l'assessore comunale al Turismo e Decentramento, Paola Mar, il presidente ad interim del Centro tedesco di Studi veneziani, Michael Matheus, il rappresentante del Consiglio D'Europa – Ufficio di Venezia, Luca Volpato - che patrocina l'evento - e il consigliere della Comunità Ebraica di Venezia, Paolo Navarro Dina. 
 
“Siamo in Campo Sant'Aponal – ha dichiarato la presidente Damiano – non per dare avvio ad una semplice cerimonia commemorativa, ma per restituire identità e dignità ai bambini, alle donne e agli uomini che furono strappati alla vita e consegnati all'orrore. Nell'atto di inciampare su queste pietre, veniamo posti di fronte a persone reali, con un nome, un volto, una voce, una storia: le pietre ci permettono di dialogare con chi ha vissuto qui realmente. E in questo dialogo tra anime l'importante è riempire di sostanza il concetto astratto di umanità. Ecco il perché abbiamo scelto di dedicare alcune pietre anche ai sopravvissuti e agli internati miliari”.
“Mi auguro davvero – ha poi aggiunto l'assessore Mar – che il fatto di ricordare possa stimolare una giusta riflessione civica. Credo infatti che il ricordo sia il principio per non ripetere ciò che è stato e se siamo qui oggi è anche perché dobbiamo riflette, pensare e capire che non possiamo permetterci di fare gli stessi errori”.
Tra le pietre deposte fisicamente da Demnig nei tre sestieri di Venezia di San Polo, San Marco e Cannaregio, c'erano anche quelle dedicate alle famiglie Dina e Levi, entrambe duramente colpite dalle deportazioni naziste: sono state ricomposte simbolicamente e consegnate alla memoria collettiva della città.
 
Ad oggi, in Europa, sono circa sessantamila gli “Stolpersteine”: le pietre d'inciampo formano, come ha ricordato il presidente Matheus, il più grande museo decentralizzato della memoria del vecchio continente e sono una rappresentazione concreta di quella lotta all'ideologia nazifascista – ricordata da Luca Volpato – che il Consiglio d'Europa ha posto come obiettivo fondamentale nel Trattato di Londra del 1949.
 
Al nutrito corteo che ha seguito il percorso, quest'anno, mancava però Giancarlo (Carlo) Bullado, storico portabandiera della sezione provinciale dell’Associazione nazionale partigiani d'Italia mancato la scorsa estate: a lui è andato l'affettuoso ricordo di Paolo Navarro Dina, a nome della Comunità Ebraica.

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia