«Ghe sparemo in Piazza». Ora Brugnaro corregge il tiro
Il sindaco: «Volevo solo dire che qui ci difendiamo», ma Travaglio lo ridicolizza chiamandolo "Gigi Prosecco". In sua difesa Sgarbi e Feltri: «Dov'è lo scandalo?». Ma Pellicani lancia l'altolà: «Inutile fomentare il fanatismo in questo momento. Servono amministratori, non battutisti che scherzano sul terrorismo solo per finire sui giornali».
VENEZIA. Bocciato dal Corriere della Sera, ridicolizzato da Travaglio, preso di mira dai giornali internazionali. Sostenuto a gran voce da Vittorio Sgarbi e Vittorio Feltri. Non si placa l'onda sollevata dalle dichiarazioni rese al meeting di Cl a Rimini dal sindaco Luigi Brugnaro. «A chi grida Allah Akbar in piazza San Marco ghe sparemo dopo tre passi».
Il sindaco in parte corregge il tiro. «Volevo esprimere il mio appoggio alle forze dell'ordine. Dire che a Venezia ci difendiamo».
Marco Travaglio gli dedica un duro editoriale in prima pagina del Fatto Quotidiano, lo chiama «Gigi prosecco», «capo dei vigili in gondoletta». «Il suo intervento sta destando vivo interesse nel mondo della comicità», scrive. «E se un vigile un po' sordo dovesse scambiare la frase di un turista romano «Vojo anna' ar bar» per il grido dei musulmani?» «Quello non è solo il grido di guerra dei terroristi ma un'invocazione religiosa», scrive Travaglio, «come sparare al primo cristiano che invoca Dio onnipotente».
Il sindaco commenta sul suo profilo twitter: «Oggi sul Fatto Quotidiano c'è uno scritto a tutta pagina di Marco Travaglio che mi dipinge come macchietta e sciocco. Si potrà replicare?».
Poche ore dopo ecco le voci in difesa del sindaco. «Vorrei capire che c'è di strano nella dichiarazione del sindaco», scrive Vittorio Sgarbi, «quello è un urlo di guerra. Al nemico non si spara per crudeltà ma per difendersi». Interviene anche Vittorio Feltri, direttore di Libero. «Dov'è lo scandalo? Brugnaro ha ragione, bisogna sparare a qualsiasi terrorista».
Ma c'è chi critica l'opportunità di frasi del genere lanciate in un contesto internazionale teso e delicato. «Provocazione decisamente fuori luogo», commenta il consigliere comunale Pd Nicola Pellicani, «a pochi giorni dalla strage di Barcellona. Il sindaco non può fare il gradasso anche su un tema così delicato. Non bisogna avere paura dei terroristi, ma nemmeno alimentare il fanatismo. Bisogna adottare misure di sicurezza senza rinunciare alla vocazione di Venezia. Città di pace e di accoglienza. Servono amministratori responsabili non battutisti che un giorno si vestono da spazzini e un altro sfidano il terrorismo solo per finire sui giornali. "Noi non siamo come loro", gridano a Barcellona. Queste sono le parole giuste da usare in queste giornate tragiche».
Alla diffusa indignazione esplicitata nel centrosinistra e tra le opposizioni - Pd, Mdp e Movimento Cinquestelle - si aggiunge adesso anche quella della Municipalità. «Le affermazioni del sindaco», dice il presidente Andrea Martini, «sono di una gravità inequivocabile e la risposta deve essere altrettanto inequivocabile. Lunedì alle 18 si riunisce il Consiglio di Municipalità. La seduta è pubblica e dovremo discutere di questo tema. Invito tutti i rappresentanti istituzionali delle opposizioni (presidenti di Municipalità, consiglieri comunali e regionali, parlamentari) ad essere presenti».
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