Ferretto, snobbato il centenario della nascita

Il partigiano Erminio, ucciso dai fascisti a 30 anni: a lui è intitolata la piazza, ma pochi lo conoscono

Ieri Mestre ha vissuto, senza manifestazioni ufficiali di ricordo, ma per fortuna con alcuni piccoli gesti personali (il sostare davanti alla lapide o dedicargli un ricordo sui social network) i cent’anni della nascita dell’uomo a cui è intitolata piazza Ferretto. Erminio Ferretto, nome di battaglia “Venezian”, commesso morto da partigiano ad appena 30 anni a Bonisiolo, al confine con Treviso. Il giovane antifascista era nato il 12 dicembre 1915, cent’anni ieri. La sua storia, ignota a tanti, è stata davvero avventurosa. Nato in vicolo della Pineta a Carpenedo, figlio di un commerciante e rimasto giovanissimo orfano della madre, nel 1937 espatriò dalla Francia alla Spagna per partecipare alle brigate internazionali nella guerra civile contro i franchisti. Allora aderì al Partito comunista. Al ritorno in Francia venne internato e consegnato a Mussolini che lo spedì al confino a Ventotene. Dopo il 25 luglio 1943, fu liberato e tornò a Mestre ma presto dovette scappare in montagna, creando con altri il Battiglione Garibaldi Venezia che operò nel Cansiglio. Dopo i rastrellamenti tedeschi del settembre 1944, andò ad operare tra Treviso e Venezia e organizzò il Battaglione Garibaldi “Felisati”, divenendone commissario politico.

La notte tra il 5 e il 6 febbraio 1945, le brigate nere lo sorpresero in una casa colonica di Bonisiolo con i compagni. Tentò di nascondersi ma venne colpito dai fascisti e finito a colpi di mitra. Dopo la sua morte il Battaglione Garibaldi prese il suo nome e fu il primo ad entrare a Mestre nei giorni della Liberazione. Oggi al partigiano è intitolata la piazza principale di Mestre e una strada di Mogliano Veneto. Cippi e lapidi lo ricordano. Per quanti calpestano i marmi del “salotto buono “ di Mestre senza sapere chi sia Ferretto su Youtube è reperibile un interessante video realizzato da Umberto Zane del servizio Comunicazone del Comune con la storica Sandra Savogin.

Mitia Chiarin

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