Due soli abitanti nell’antico borgo di Portegrandi

PORTEGRANDI. Qualche nostalgico ancora oggi vi si reca a piedi, oppure in bici e mostra ad amici, moglie o figli, quel piccolo gioiellino di fine Seicento, abbandonato a se stesso, ferito dai segni del tempo. Stiamo parlando dell’antico Borgo di Portegrandi, quello che un tempo era il vero centro del paese che poi si è spostato oltre la statale, nella parte nuova, ma che è cresciuto in riva al Sile, il villaggio più antico dopo Altino.
Avrebbe dovuto essere recuperato all’interno non tanto della maxi operazione del Piruea di Portegrandi, andato in fumo pezzo dopo pezzo, ma in base al vecchio Piano particolareggiato da cui si è sviluppato tutto il resto. Poi è finito tutto in una bolla di sapone e l’antico borgo è da anni rimasto al palo. Attorno ai vecchi edifici storici ci sono ancora i cartelli di restauro e i nastri rossi e bianchi. “Mec Srl, magazzini edili consorziati” sta scritto e poi il numero della sede legale di Pordenone. Della "Conca di Portegrandi", detta anche "vaso", si parla già dal 1680, con la deviazione dell'ultimo tratto del Sile, e l'apertura del taglio.
Le case dei daziali a sinistra dell'invaso, la piazzetta sul versante opposto dalle case e l'ostaria Nova, luogo di ritrovo dei mezzadri e di chi lavorava con le barche. L’antica chiesetta, l’alimentari. Una delle località più suggestive del territorio altinate, per storia, bellezze e importanza turistica.
Le porte, che avevano funzione di aprire e chiudere l'invaso, furono costruite tra il 1682 e il 1684, anno in cui venne decretato il tariffario per i natanti. Una lapide di pietra d’Istria del 1723 ricorda ancora il tariffario. «Per pagamenti che dovranno essere fatti per il transito delle Porte del Sile» si legge «stabiliti dal Magistrato Eccellentissimo delle Acque». E ci sono i prezzi, che per chi se ne intende, sono un vero spasso. Zatte, zattuoli, burchi. La "Conca" è stata il vero fulcro di Portegrandi fino al 1960. In seguito alle bonifiche il centro vitale della frazione si è spostato poco più a nord. In vista del recupero il ristorante, l’antica locanda “alla Conca”, frequentatissima sia di giorno che di sera, è stato chiuso. Dietro l’ex cinema e lo spazio adibito a riunioni, una sorta di centro sociale, è invaso dalle erbacce. Il restauro dell’edificio storico è anche iniziato, parte del tetto è stata rifatta. Poi tutto è rimasto in sospeso.
L’antica chiesetta sta crollando, l’ex alimentari di Marchetto pure. In fondo, vicino alla chiesetta, c’è persino una fontanella con acqua di risorgiva, che zampilla inutilmente. Un casolare per la verità è stato restaurato, ne sono stati ricavati degli appartamentini, lasciati lì, senza numero civico né allacciamenti. Gli unici abitanti sono il custode della chiusa e una signora che vi risiede da un anno, i quali però vivono nell’edificio dell’Ex Genio Civile, oggi Sistemi territoriali.
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