Bucintoro, dalla Francia 600 querce per rifarlo

I legni per farsi perdonare il torto perpetrato da Napoleone che nel 1798 fece distruggere la storica sfarzosa imbarcazione dei Dogi
ca. 1750 --- Venice: The Return of the Bucintoro to the Molo on Ascension Day by Canaletto --- Image by © Alexander Burkatovski/CORBIS
ca. 1750 --- Venice: The Return of the Bucintoro to the Molo on Ascension Day by Canaletto --- Image by © Alexander Burkatovski/CORBIS

VENEZIA. Il Bucintoro riparte dai suoi legni, le seicento querce che arriveranno dai boschi dell’Aquitania per realizzare la sua chiglia, offerte dalla Francia e in particolare dalla città di Bordeaux e dalla regione che la circonda, per “riparare” in qualche modo all’offesa recata dalle truppe di Napoleone che lo distrussero nel 1798.

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È la novità che rimette in moto la ricostruzione dell’ultima, sfarzosa e dorata imbarcazione sulla quale il Doge celebrava ogni anno lo Sposalizio del Mare nel giorno dell’Ascensione, di cui si parla da anni in laguna, ma senza che si sia mai riusciti a passare concretamente alla fase realizzativa, nonostante l’impegno della Fondazione Bucintoro guidata da Giorgio Paternò e ora presieduta dal sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, che ha lanciato il progetto.

A fermarlo, il costo ingente della ricostruzione - circa 14 milioni di euro - ma anche la mancanza intorno ad esso di una reale volontà di concretizzarlo. Che ora però comincia a manifestarsi, e proprio grazie ai francesi. Prima l’accordo con l’équipe transalpina di Alain Depardieu - produttore cinematografico e fratello dell’attore - e Patrick Brunie, che si sono innamorati del progetto, iniziando a preparare il film documentario “Il Bucintoro del Terzo Millennio” girato a Venezia, già parzialmente presentato in occasione della Mostra del Cinema.

Poi, con il passaggio di proprietà al Comune di Venezia, la disponibile della grande Tesa delle Galeazze, una sede degna per costruirlo.

E ora, questa la novità, la disponibilità della Francia, con l’Aquitania e Bordeaux - grazie anche all’opera di mediazione di Depardieu e Brunie - a offrire il legno per l’imbarcazione: appunto, le querce d’Aquitania, che arriveranno in laguna su una grande chiatta proprio in occasione della prossima Festa della Sensa, in maggio.

E del Bucintoro e degli antichi mestieri veneziani - dai maestri d’ascia ai calafati - legati alla sua costruzione si interessa ora anche l’Unesco, che tutela anche i beni immateriali.

Domani, con Depardieu, sarà in sopralluogo all’Arsenale anche un alto dirigente dell’Unesco, proprio per valutare la concretezza del progetto che sta prendendo corpo e che si rifà alla storia e alla tradizione marinara di Venezia. Ci sarà anche il primo sponsor della ricostruzione del Bucintoro, un imprenditore velista italiano che è pronto a investire concretamente nel progetto e a creare una “cordata” che lo affianchi per portare a termine la realizzazione del Bucintoro «com’era e dov’era».

Ripartirà con l’occasione anche la sottoscrizione bancaria per la raccolta di fondi, finora tenuta un po’ sotto traccia, proprio per non coltivare illusioni fino a che dalla fase dal dire, si fosse passati a quella del fare.

In una Venezia “intossicata” dal turismo di massa e sempre più snaturata nelle sue dimensioni urbane dalle trasformazioni alberghiere e commerciali che si susseguono incessanti, sarebbe un bel segnale, finalmente concreto, se andasse a buon fine la ricostruzione di un monumento galleggiante della sua storia - altro che navi da crociera che “pascolano” quotidianamente per il Bacino di San Marco - ricollegandosi direttamente alla tradizione dei suoi antichi mestieri artigianali e alla sua tradizione marinara.

La strada da fare è ancora lunga, ma se ci credono i francesi - forse anche perché storicamente un po’ in colpa - sarebbe ora che iniziassero a farlo seriamente anche i veneziani. Quelli rimasti, almeno.

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