Brugnaro: "Ghetto da non ripetere, ma alla fine esempio di integrazione"

Le parole del sindaco all'inaugurazione delle celebrazioni per i 500 anni. Il Patriarca: "Fedi e culture che devono parlarsi"
Brugnaro e Boldrini alla Fenice (foto Interpress)
Brugnaro e Boldrini alla Fenice (foto Interpress)

VENEZIA. «Al sindaco non danno alcuna autorità sulla sicurezza, che io chiedo, ma se dessero in mano a me certi soggetti non transiterebbero, si fermerebbero qui». Così il sindaco Luigi Brugnaro commenta la notizia della notte trascorsa a Tessera e della partenza dal Marco Polo di uno dei terroristi kamikaze della strage di Bruxelles, Khalid El Bakaraoui, nel luglio 2015: «A Venezia non c’è nessun rischio, anche a Pasqua non abbiamo avuto nessuna disdetta (la città è stata “invasa” da oltre 120 mila visitatori al giorno, ndr) l’abbiamo resa sicura, una delle più sicure al mondo, è l’intelligence che deve fare la sua parte e lavora bene».

Brugnaro: "Venezia sicura"

Sui 500 anni del Ghetto, il sindaco ricorda come «la comunità ebraica di Venezia è un esempio integrazione per l’intera Europa: a Venezia la comunità ha vissuto qui costretta nel ghetto, ma si è fatta comunità veneziana a tutti gli effetti, contribuendo alla storia e alla grandezza di Venezia. Certamente il ghetto è un esempio da non ripetere, ma è importante che oggi si possa parlare di integrazione: le persone si riconoscono, si rispettano e si valorizzano. Venezia ha anticorpi forti, culturali e sociali, è incrocio di culture: la sicurezza è fondamentale per parlare di integrazione , senza regole non ci sono integrazioni. E a Venezia c’è sicurezza».

«Oggi c’è un incontro di valori», ha sottolineato il patriarca Francesco Moraglia, «la cultura, la fede, la civiltà ebraica e la cultura, la fede cristiana - e auspichiamo anche altre fedi e altre culture - devono parlarsi e guardare con serenità e molta resposabilità alla situazione presente».

Moraglia e i 500 anni del Ghetto: "Incontro di valori"

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