Venezia, carcere sovraffollato e troppi suicidi: in aumento le diagnosi psichiatriche
Il rapporto di Antigone scatta una fotografia sugli istituti di pena in Italia e in Veneto. A Santa Maria Maggiore tre detenuti si sono tolti la vita: ecco la situazione dei carceri a Venezia
Sempre meno spazio, sempre più detenuti. Nelle carceri italiane si fa fatica a respirare e sempre più persone ristrette non riesco
Secondo Ristretti Orizzonti, sono 88 i suicidi in cella avvenuti in tutt’Italia nel 2024, ben tre nella casa circondariale di Santa Maria Maggiore, a Venezia. «Mai si era registrato un numero così alto, superando addirittura il tragico primato del 2022 che, con 84 casi, era stato fino ad ora l’anno con più suicidi in carcere di sempre», si legge nel rapporto di Antigone con i dati principali raccolti nel 2024 negli istituti penali.
La situazione in carcere
Suicidi che vengono letti anche come conseguenza della situazione nelle carceri, dei luoghi di fragilità prima ancora che di delinquenza dove, oltre al problema della tossicodipendenza, ben il 12% dei detenuti, circa seimila persone, ha una diagnosi psichiatrica grave, percentuale che solo l’anno scorso era al 10%.
Non solo disturbi mentali, spesso a portare alla scelta estrema di togliersi la vita ci sono anche le condizioni detentive, il sovraffollamento, pari al 169% nel carcere maschile, mentre in quello femminile è dell’89%.
A Santa Maria Maggiore, su 156 posti disponibili, i detenuti sono ben 263, tre per cella e tre a condividere il bagno e la doccia.
«Sostanzialmente gli spazi detentivi ufficialmente disponibili sono sempre gli stessi» scrive Antigone nel report «erano 50.228 alla fine del 2016, sono 51.320 al 16 dicembre 2024. Circa 1.000 in più, ma intanto i detenuti sono circa 8.000 in più di allora». Mentre diminuisce il personale di polizia penitenziaria. «C’era in media un agente ogni 1,7 detenuti nel 2022, uno ogni 1,9 detenuti nel 2023 ed uno ogni due detenuti nel 2024».
A Venezia, dei 149 agenti previsti ne sono attualmente presenti 147, ma per la UilPa ne servirebbero ben 240. La situazione sul fronte del personale è più complessa alla Giudecca, dove su 135 agenti di polizia penitenziaria ce ne sono solo 110 e mancano anche sei dipendenti amministrativi.
Migliore, invece, la situazione riguardante i funzionari giuridico pedagogici a livello nazionale: se nel 2022 gli educatori erano in media uno ogni 87 detenuti, sono diventati uno ogni 76 lo scorso anno e, nel 2024, uno ogni 68.
Uno sguardo al futuro
A far preoccupare Antigone non sono solo le condizioni delle carceri italiane - non solo sovraffollate ma spesso anche fatiscenti, con celle in cui il riscaldamento non è funzionante e altre in cui l’acqua calda non viene garantita tutto il giorno e per tutti i periodi dell’anno - ma anche il Ddl sicurezza, che introduce il reato di rivolta penitenziaria, che punirà con pene elevate chi protesta senza violenza e con forme di resistenza passiva nonviolenta.
«Eventi simili fino al 9 dicembre 2024 ne abbiamo contati solo negli istituti di pena per adulti ben 1.397» fa sapere Antigone, «sono forme di protesta collettiva come la battitura delle sbarre e il rifiuto di rientrare nelle celle. Eventi in cui non si faceva male a nessuno».
E ci si chiede, allora, come e quando il carcere potrà diventare più umano, se ai detenuti viene proibito di difendere i loro diritti, che non sono altro che diritti fondamentali dell’essere umano, al di là di ogni reato.
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