Vittorio Carrara le sette meraviglie sono i titoli mondiali
MIRANO. Le sette meraviglie di Vittorio Carrara sono i sette titoli mondiali che “il Maestro” ha saputo conquistare negli ultimi nove anni in cui ha partecipato alle rassegne iridate master. Sei ori individuali e uno a squadre, cui va aggiunto anche un bronzo con la formazione azzurra. Un ruolino di marcia incredibile per la sciabola maschile master, difficilmente eguagliabile e che di fatto è un record per la disciplina.
A Stralsund, in Germania, nei giorni scorsi Vittorio Carrara è salito sul gradino più alto del podio due volte in ventiquattro ore. Arricchendo il suo palmares e il medagliere tricolore in questo campionato del mondo. «Di sicuro è un record che probabilmente rimarrà a lungo» commenta il maestro dell’Officina della Scherma, «la mia soddisfazione non è stata tanto nel numero di medaglie raggiunto, quando nell’aver portato a casa questa volta la gara più difficile degli ultimi anni, con un lotto molto forte di avversari anche più giovani di me, e con un successo che nella prova individuale non davo per scontato, anzi. A questo si aggiunge la grandissima soddisfazione di aver vinto anche la gara a squadre che mi mancava» aggiunge Vittorio Carrara «ma che solo da tre anni viene disputata. Dopo il bronzo di Debrecen in questa specialità, ho chiuso il cerchio e la mia presenza nella categoria A e passerò nella B. Nel record di medaglie d’oro, certo, c’è anche un pizzico di orgoglio, ma senza la maturità e una grande attitudine in allenamento certi risultati non arrivano. Stavolta è stata fondamentale la testa più del fisico, e che poi è la storia dello sport e di questa disciplina in particolare, dove la testa fa la differenza su tutto. Il riconoscimento degli avversari delle altre nazioni presenti è stato davvero bello».
Il momento più difficile delle due gare di Stralsund è stato senza dubbio l’assalto di semifinale contro lo statunitense Oleg Stetsiv, quando sotto per 8-9 Carrara ha eseguito una parata di quinta e risposta che ha annichilito l’avversario, chiudendo poi 10-9.
«Sì, in quel momento ho capito che avrei vinto la gara» confessa Carrara, «perché ho trovato la tranquillità nel fare qualcosa che era estremamente rischioso ma che ha cambiato tutto. La medaglia d’oro poi è arrivata di conseguenza. Contro Becker ho tirato in scioltezza».
E per una impresa così speciale, non poteva mancare una dedica altrettanto importante. «Queste vittorie le dedico tutte a mia moglie Patrizia» conclude il maestro dell’Officina, «ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella mia vita, il suo grande sostegno e la partecipazione nel lavoro quotidiano si sono fatti sentire, e soprattutto nell’affrontare i problemi e la vita quotidiana rappresenta per me una spinta inesauribile. Metà del lavoro che devo fare lo alleggerisce lei. Nei prossimi mesi mi concentrerò sull’attività magistrale seguendo tutti gli atleti dell’Officina nella loro crescita tecnica e agonistica, anche i tanti giovanissimi arrivati in sala in queste settimane. Le mie gare saranno un aspetto secondario».
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