Venezia e Foggia, pareggio Del Core
Non basta il gol del solito Veronese, l'1-1 dei pugliesi salva Campilongo. Partita nervosa e poco spettacolare a Sant'Elena. Succede tutto nel secondo tempo. Clamoroso errore di Antenucci nei minuti di recupero
VENEZIA. Non è tempo di vendemmia, al Penzo. Il Venezia fa un gol, un paio se li mangia ma nel complesso non gioca una partita da raccontare ai posteri. Se poi vogliamo dire del Foggia, l'unica palla indirizzata verso la porta di Aprea è quella di Del Core, medio-bassotto che però sa scegliere bene il tempo e va a incornare sopra Brevi. E con questo i rossoneri portano a casa il punto, che in fondo non è rubato. Insomma, Venezia-Foggia offre poco. Ma non è il caso di farne una tragedia. Parliamo di serie C.
Partita difficile.
Il Foggia si presenta in laguna con un bagaglio di problemi. Figuratevi quanto gli interessa regalare una domenica di calcio spettacolo. Zona playout, un ambiente ben abituato e che quindi non gradisce questi chiari di luna, una panchina che comincia a vacillare, e allora pochi fronzoli, palloni allontanati dall'area, parecchi corpo a corpo e via così. Se è vero che qualcosa succede nel secondo tempo, bisogna anche ricordarsi che fino all'intervallo non succede praticamente niente, fatta eccezione per un diagonale di Mattielig che illude e delude in un istante. La sensazione è che partite come questa si rischia di vederne altre, e tante squadre che metteranno piede al Penzo baderanno prima di tutto a salvare la pellaccia, bene o male. Si capisce subito comunque che è una partita in salita, faticosa, nervosa. Il rammarico da parte veneziana, semmai, è quello di avere avuto i tre punti in mano per sette munuti e di averli persi per un gol di testa, da calcio piazzato, di un giocatore bravo ma con la statura più da fantino che da pivot. Chi doveva fare qualcosa in mezzo all'area?
Riconoscenza.
Prima del via, ma anche dopo il fischio finale, Sasà Campilongo riceve il saluto e l'applauso della curva e poi di tutto lo stadio. Un bel gesto, in un'epoca di calcio con pochi sentimenti. Sasà, grande centravanti degli Anni Novanta, in maglia arancioneroverde ha realizzato splendidi gol, ha messo la firma nella partita che tutti i tifosi ricordano (tripletta contro la Juve in Coppa Italia) e sicuramente ha dovuto forzare la sua indole di ottimo attaccante per presentare una squadra così sulla difensiva. Ha preso un bel punto e, almeno per adesso, ha salvato la panchina.
Ripresa accettabile.
Poteva finire 0-0, questa partita, ma ad essere sinceri qualcosa di più il Venezia l'ha tentato. Cominciamo dalla fine - tuttavia - per dire che non ci si può arrabbiare con la malasorte se nei minuti di recupero Antenucci si mangia un gol incredibile, su assist al bacio di Collauto. E che fa il paio con quello di Gennari, che a metà ripresa arriva annebbiato davanti al portiere e gli scarica addosso un pallone senza pretese. Errori, succese, comunque errori. Ben venga allora l'egoismo di Marco Veronese, che anzichè servire al centro Antenucci smarcato sgancia una bordata in diagonale che fa un po' di flipper tra palo e portiere e va a saltellare oltre la linea.
Uomo in più.
A mente fredda verrebbe da dire che il Venezia non sfrutta l'uomo in più a centrocampo, sfrutta l'out destro solo nella ripresa e non pesca il jolly, stavolta, con Romondini, che non trova lo spazio giusto tra centrocampo e attacco per rendersi difficilmente marcabile. Sul piano numerico poi il Venezia non raccoglie vantaggi dall'espulsione di Rinaldi che lascia per nove minuti (5'+4' di recupero) il Foggia a far barricate e sperare. Si vede che non è giornata.
Soluzioni.
Facciamo uno sforzo e resistiamo alla tentazione di tirare somme dopo sette partite di un campionato che si gioca sul filo dell'equilibrio e con un fattore campo che non è legge. Ma sta venendo a galla un dubbio che vi giriamo: se non fa gol Veronese (finora 4, magari 4 e mezzo con l'autogol di Piccioni del Sassuolo) chi fa gol? Fuori un nome, presente o futuro, e si può intravvedere come finirà l'avventura.
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