«Un’unica prima squadra? A Venezia è impossibile»

Calcio dilettanti. Il parere di Ermanno Rosso, presidente del Saccafisola Rossetto (Pro Venezia) è possibilista: «Un obiettivo difficile, ma possibile»
Di Davide Vatrella
Interpress/Mazzega Venezia, 22.01.2017.- Campo da calcio "Bacini".-
Interpress/Mazzega Venezia, 22.01.2017.- Campo da calcio "Bacini".-

VENEZIA. Costituire una prima squadra calcistica dilettantistica ambiziosa, che sia la sintesi dei dieci club del centro storico attualmente esistenti, al momento è impossibile. È quanto emerge dalle interviste che abbiamo fatto alla maggior parte dei presidenti interpellati.

La migliore esemplicazione arriva dal presidente del Saccafisola, Ermanno Rosso: «A me non interessa vincere», attacca il massimo dirigente della società isolana, «il mio obiettivo è far giocare i ragazzi del nostro settore giovanile. Se noi non avessimo la prima squadra, mi dite cosa farebbero i tanti ragazzi che non sono più in età per la juniores? Rossetto dovrebbe pensare al discorso sociale che è alla base di tutti i club dilettantistici. Non dimentichiamo che il Saccafisola è la più vecchia società del centro storico ancora esistente dopo che Alvisiana e Muranese sono confluite nel Laguna Venezia, ora Pro Venezia. La prima squadra, per carità è importante, ma parliamo anche di redistribuzione dei settori giovanili, cercando di lavorare in collaborazione con il Venezia Football Club di Tacopina. Bisogna costruire la casa dei vivai: l’obiettivo dovrebbe essere quello di riuscire a portare un giocatore in Serie A o Serie B. Il discorso della prima squadra ambiziosa non ha molto senso visto che, ad eccezione del Venezia 1907, tutti i club del centro storico lavorano in sinergia con il Venezia Football Club che, speriamo, raggiunga gli obiettivi più alti. Per noi, alle prese con le ingenti spese costituite dalle trasferte in terraferma, cosa volete che cambi se una squadra milita in Promozione piuttosto che in Eccellenza? Mi sembra più un discorso politico che prettamente sportivo».

Tirato in ballo, Flavio Rossetto, presidente del Pro Venezia, replica in modo pacato: «Mi sembra, invece, un punto di visto asettico e non vuol dire assolutamente nulla che, se alle ultime elezioni comunali avesse vinto Felice Casson, avrei fatto l’assessore allo sport. Con Soffiato (presidente del Città di Venezia, ndr), e Scarpa Basteri (presidente del Venezia 1907, ndr) ci siamo parlati: io penso che, eccetto le squadre delle isole (Lido, Sant’Erasmo, Burano, San Pietro in Volta e Pellestrina) si possa costituire una realtà di prima squadra importante nel centro storico. Noi, per quanto ci riguarda, in Promozione, con 30.000 euro, abbiamo il budget più basso del girone e, nonostante tutto, stiamo cercando di mantenere la categoria. Precipitare in Prima categoria sarebbe deleterio per tutta quella moltitudine di ragazzi che si dividono fra i campi di Murano, Sant’Alvise e Bacini. Noi siamo aperti a qualsiasi cosa per migliorare le cose: se non fosse possibile una fusione almeno una collaborazione funzionale fra società, ovviamente mettendo nel piatto anche il settore giovanile».

«Non abbiamo preclusioni con alcuna società», afferma dal suo canto l’avvocato Gianalberto Scarpa Basteri, leader del Venezia 1907, «purchè sia riconosciuto che noi, dopo aver acquistato all’asta il vero marchio neroverde, siamo gli eredi del Calcio Venezia. Il nostro obiettivo è consolidare la titolarità unica del nome Venezia: l’obiettivo che ci siamo prefissati con le tre cause europee che abbiamo esperito».

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