Una grande vittoria di integrazione e sport senza confini
MESTRE. Una mazza di legno solida e piatta, una palla, un campo. Bastano questi tre elementi per dissipare odi razziali e culturali, per unire comunità in conflitto, per creare integrazione. Nessuna utopia, stiamo parlando di cricket. Ovvero del secondo sport più praticato al mondo dopo il calcio. Pakistani e srilankesi, indiani e bengalesi, riempiono ogni domenica gli spazi verdi delle città italiane, si trasformano in lanciatori, battitori, fielder, wicket- keeper e si sfidano in lunghissime partite dimenticando appartenenze religiose e tensioni politiche. Da Roma a Bologna, da Genova a Brescia, fino a Venezia, il cricket è ormai il simbolo di una immigrazione che cerca il riscatto, tanto da far vincere quest’anno all’Italia, con una squadra formata quasi esclusivamente da giocatori del Subcontinente indiano, il campionato Europeo. “Italian cricket club - il gioco dei nuovi italiani”, scritto da Giacomo Fasola, Ilario Lombardo e Francesco Moscatelli, racconta proprio questo: il cricket come esperimento sociale di integrazione, che prova a spezzare via confini geografici e culturali, affidandosi a un emblematico paradosso: in campo lo straniero è l’italiano. “Italiana cricket club” è di fatto un viaggio alla scoperta del Pakistan e dello Sri Lanka, dell’India e del Bangladesh, attraverso le storie di ragazzi di prima o seconda generazione che in Italia hanno importato il loro sport nazionale. Il libro alza il sipario partendo dalla disavventura del giovane indiano Pashupatti, detto Pashu che ancora bambino, nel giardino della sua casa alle pendici dell’Himalaya, incontra lo sguardo fiero e terrificante di un leopardo. Da quel giorno, il ragazzo non ha più paura, neppure quando si trasferisce a Genova, nel 2009. Eppure l’impatto con la terra ligure è negativo, “non vedo persone, vedo solo macchine”, si lamenta. Poi, però, conosce Niranga, detto Nira, capitano del Cricket Genova e la sua vita cambia. I tre autori proseguono la narrazione fissando alcune date fondamentali. A Pianoro, in provincia di Bologna, il 21 agosto del 2009, è un giorno di festa. I ragazzi della Nazionale Under 15 di cricket stanno portando a termine una impresa storica: battere la formazione dell’Isola di Man e aggiudicarsi lo “European Under 15 division Championship”. A fine partita viene intonato, con qualche storpiatura, l’Inno di Mameli, come a esorcizzare la tragedia successa il giorno prima davanti alle coste di Lampedusa, con la morte di 73 eritrei che cercavano fortuna e riscatto nel nostro Paese. Brescia, 6 febbraio 2010. Quasi 20mila immigrati protestano contro la legge sulla immigrazione e, in particolare, contro il regolamento di polizia urbana denominato norma anticricket, dato che vieta alcuni tipi di sport, fra cui appunto il cricket, nelle aree verdi. Venezia, Epifania 2006. L’architetto Alessandro Miggiani è nel suo studio di Marghera e viene distratto da il rumore di una pallina che sbatte sul vetro di casa. Scopre così il gioco del cricket e due giorni dopo fonda il Venezia Cricket Club. Italian Cricket Club regala ai lettori uno spaccato sconosciuto ai più soprattutto nelle sue implicazioni sociali. Raccontando, come sottolinea Simone Gambino, presidente della federazione Italiana di Cricket, “le molte sofferenze e le poche gioie di tanti piccoli eroi sconosciuti che interpretano lo sport nel senso più vero di sacrificio alla luce della precarietà in cui vivono ogni giorno”. Questo libro, insomma, “conduce il lettore per mano a comprendere la graduale identificazione dei nuovi italiani nei nostri costumi, in coincidenza con l’arricchimento culturale da loro fornito al Bel Paese”.
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