Un tiro e un punto Venezia ok a Bolzano

L’Alto Adige comanda il gioco, Bellazzini risponde su rigore
Di Carlo Cruccu

INVIATO A BOLZANO. Al Venezia va di lusso. Difesa e contropiede, tanta difesa e due volte in contropiede. Una volta, complice un momento di follia del portiere Melgrati, arriva il rigore del pareggio. Un’altra volta, e siamo al 92’, già morti di freddo, Magnaghi va in contropiede per mezzo campo, la difesa altoatesina arruffa qualcosa e alla fine Raimondi spedisce fuori il diagonale. Il calcio è fatto di queste storie, a volte giochi bene e perdi, altre volte stai a guardare e magari, con un po’ di lato B (fattore C, sì, insomma, quello…) ti ritrovi anche i tre punti in tasca. Fosse successo, ad Arsenio Lupin avremmo fatto una risata in faccia.

Dunque eccoci al “Druso” di Bolzano, per dire del secondo pari consecutivo in trasferta, un sostanzioso 1-1 contro l’Alto Adige che il Venezia può catalogare sulla pagina dei risultati buoni. Buoni perché a dirla tutta si è giocato quasi tutto il pomeriggio sulla metacampo veneziana. Possesso di palla dei biancorossi su cifre da Barcellona, poi il calcio è fatto di gol e allora possiamo anche dire che né Fortunato né il numero 1 dell’Alto Adige hanno sofferto lo stress da superlavoro. Tiri in porta rarissimi, occasioni da ricordare poche o nessuna, espressione sincera della partita sarebbe stata il classico 0-0 con una squadra sicura a ragione di aver potuto vincere ai punti se ci fossero state le regole della boxe, e un’altra contenta per aver retto l’urto e gestito il pari fuori casa senza passare fasi di panico. Il tutto in una cornice di rigidità invernale sorprendente: splende il sole a Bolzano, montagne lucenti e cime imbiancate, in città arriva un vento che sembra in discesa libera e ghiaccia muscoli e idee.

Venezia senza Ghosheh, formazione vicina alle scelte di mercato, con la coppia Raimondi-Magnaghi inizialmente in panchina, mentre Guerra lavora vicino a Greco. Serena maschera una difesa a tre che in realtà dispone di cinque giocatori, Dell’Andrea da una parte e Sales dall’altra si fingono esterni alti ma in realtà lavorano più da difensori. Dodo Sormani (vecchi ricordi, e saluti da recapitare agli sportivi di Mestre, Portogruaro e Chioggia) risponde con un 4-3-3 di buona tecnica ma non eccelsa incisività, privo com’è dei due attaccanti principali, l’acciaccato Fischnaller e lo squalificato Novothny.

Si parte e dopo due schermaglie l’Alto Adige va a segno: 9’, azione sulla sinistra, difesa che pasticcia, il pallone messo in mezzo scavalca Sales e trova Marras che calcia al volo di destro, il piede che gli serve solo per non buttare via una scarpa ad ogni paio. Vantaggio che allenta provvisoriamente la pressione altoatesina. All’11’ un retropassaggio di testa di Tagliani innesca Guerra, ma l’azione sfuma; al 23’ però su una classica palla lunga del Venezia, Melgrati esce a vuoto, lascia la porta spalancata, ne nasce una mischia che lo stesso portiere interrompe franando su Greco: rigore netto, mentre resta inspiegabile il black out di Melgrati: Bellazzini è infallibile ed ecco a voi l’1-1 che non si schioda più. Anche se manca ancora un’ora di gioco.

Il secondo tempo è - se parliamo delle emozioni che il calcio sa o saprebbe regalare – il nulla assoluto. La palla ce l’ha sempre l’Alto Adige, che pesta la metacampo veneziana su tutti i centimetri quadrati, ma tiri velenosi verso Fortunato non se ne vedono neanche a immaginarli. Il Venezia la palla la tiene meno, ma centellina il gusto di tirare una rimessa dal fondo come si fa con il bicchiere di whisky scozzese davanti al caminetto acceso. Un paio di ammonizioni, tanto per usare la penna e il foglio delle note, un pari che pare già depositato in cassaforte, i cambi che non cambiano nulla, fino agli ultimi quattro minuti di gelida tortura supplementare. Ecco il contropiede di Magnaghi, altoatesini in tribuna con le mani sui capelli, palla a Raimondi e tiro che finisce fuori. Difesa e contropiede va bene, il pari anche. “Vai a casa, Mexes” urla un tifoso biancorosso a Raimondi. Vabbè per la pettinatura, ma l’insulto è pesante.

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