«Un sorriso in pedana per battere le difficoltà»
Il coinvolgente piano di Nicola D’Ambra, campione della sciabola paralimpica al lavoro con due bambini disabili: «Hanno capito che possono farcela»
MIRANO. La scorsa settimana si è confermato agli assoluti di Gorizia quale numero 2 d’Italia di sciabola paralimpica, ma dallo scorso autunno Nicola D’Ambra sta collaborando a un progetto di grande rilievo che coinvolge due bambini da tempo costretti su una sedia a rotelle. Originario di San Liberale, classe 1978, D’Ambra da nove anni è costantemente sui podi nazionali della disciplina, e all’Officina della Scherma ha iniziato anche a seguire (con il maestro Vittorio Carrara) due bambini che hanno da subito mostrato grande passione della scherma. Il primo ha 10 anni e la spina bifida, il secondo ne ha 8 ed è affetto da Sma.
I genitori si sono avvicinati alla sciabola con curiosità, e il risultato è stato entusiasmante. «L’Officina è una grande famiglia, non ti senti solo un numero», racconta Nicola D’Ambra, «è il clima la carta in più per poter lavorare bene. Ne so qualcosa io che da nove anni posso allenarmi con tutti, ed è anche grazie a loro sono arrivato quasi sempre sul podio. Quando mi è stato prospettato di poter aiutare e seguire da vicino questi due bambini, non sapevo cosa potermi aspettare. La risposta è stata meravigliosa, perché vederli tutti e due in pedana che si divertono è già una vittoria, e vedere che non vogliono smettere e tornare a casa lo è anche per i genitori. Fosse per loro due, resterebbero in sala tutto il giorno a divertirsi. Lo sport riesce a fare cose splendide, e questa ne è la dimostrazione. L’ho vissuto di persona e lo vivo ogni volta che loro si allenano con me».
In carriera, a livello assoluto, Nicola D’Ambra ha finora vinto 4 argenti e 3 bronzi, oltre a 6 prove del circuito nazionale. Ma tra lui e titolo italiano c’è sempre stato di mezzo Alessio Sarri, un grande campione che finora gli ha negato l’oro. «Non avrei mai pensato che poter trasmettere le mie conoscenze fosse così gratificante», aggiunge lo sciabolatore dell’Officina, «anche più del raggiungere un bel risultato in gara. Alla fine non faccio altro che insegnare ai bambini quello che il maestro ha trasmesso a me in questi anni, ma la sensazione è unica. Io stesso ho la possibilità di imparare ancora, solo guardandoli. I ragazzi che hanno una disabilità non devono essere trattati come degli invalidi, e neppure essere tenuti sotto una campana di vetro. In questo modo vivono con entusiasmo, imparano e scoprono che in certe situazioni, come avviene nella scherma, non ci sono limiti. Per questo ringrazio Vittorio Carrara per quel che ha fatto con me, e per avermi dato la possibilità di stare accanto a questi bambini, sovrintendendo poi lui la situazione».
Un progetto legato alla scherma paralimpica, nato nove anni fa con l’Officina, che ha visto emergere Nicola D’Ambra e Stefano Salmaso, e che ora prosegue con questi altri due giovanissimi schermidori. «Come ho avuto modo di dire anche recentemente alla nostra festa di fine anno, la soddisfazione più grande è quella che si possa fare un lavoro come questo, aiutando ragazzi e bambini che possono avere una limitazione nei movimenti», aggiunge lo stesso maestro Vittorio Carrara.
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