Tra calli e campielli con i tifosi poi la cena al Graspo de Ua

VENEZIA. Il rumore non era quello dei tacchetti sul pavimento del tunnel degli spogliatoi, non indossavano le maglie arancioneroverdi, ma i giocatori del Venezia ieri non sono passati inosservati...

VENEZIA. Il rumore non era quello dei tacchetti sul pavimento del tunnel degli spogliatoi, non indossavano le maglie arancioneroverdi, ma i giocatori del Venezia ieri non sono passati inosservati nella passeggiata che li ha portati dal Ponte di Calatrava a Piazzale Roma fino al Centro Betania di Cannaregio, e quindi da Strada Nuova fino a Rialto. Gruppo compatto, manca solo l’allenatore Dal Canto (si aggiungerà poi alla squadra per la cena, ndr), dirigenti al seguito e qualche tifoso che riconosceva il bomber Bocalon o il capitano Di Bari. Due passi tra vetrine e commenti sulla prestazione di Cremona. Un successo che ha lasciato il segno nella tifoseria, per come è arrivato e per dove è stato conseguito, ma anche gli stessi giocatori ne hanno parlato con soddisfazione e convinzione che, finalmente, la quadratura del cerchio forse è stata trovata. Qualcuno lungo la strada si avvicina, tra una calle a l’altra stringe la mano ai giocatori, li incita a continuare così. Tutti scelgono il profilo basso, c’è chi è rintanato sotto cappello e sciarpa, chi si confonde quasi con i turisti davanti alla stazione ferroviaria di Santa Lucia, e chi ricambia un sorriso. Guardi Bocalon e lo chiami “Ibra!”, lui si rifugia in un sorriso ma si sente che in centro storico è il padrone di casa. C’è chi ammette che davvero, a Cremona, la squadra ha fatto vedere di che pasta è fatta, e chi comunque ammette anche che la fortuna ci ha messo il suo zampino, ma stavolta a favore, non fosse altro per le due traverse colpite dai giocatori della Cremonese. Però, in tempi non sospetti, Helenio Herrera diceva ai suoi in maglia nerazzurra che colpire un palo o una traversa significa sbagliare un gol, non l’essere sfortunati. Alcuni tifosi storici del Venezia accompagnano la squadra lungo il suo cammino da Cannaregio fino a Rialto, obiettivo della serata, dopo l’esperienza al centro Betania, è infatti la cena al ristorante Graspo de Ua a due passi dal cuore della città tra campo San Bortolomio e il ponte di Rialto. Cena a base di pesce, specialità tipicamente veneziane, nella più viva delle tradizioni tra scampi e seppie. Serata alla quale partecipano anche alcuni tifosi, ci sono i dirigenti Specchia e Musco, segreteria e ufficio stampa, e tra una portata e l’altra vengono proiettate le immagini della stagione fin qui composta dalle partite disputate dalla prima squadra, ma anche da tutto il settore giovanile. Decine di gol, uno dopo l’altro che rimarcano le reti dei giovanissimi campioncini del settore giovanile fino ai momenti di grande esultanza di Bocalon, Cori, Maracchi e molti altri. Una serata che fila via liscia fino al brindisi conclusivo offerto dall’Associazione albergatori veneziana. Per la squadra questa sarà una settimana speciale, caratterizzata, è vero, dagli allenamenti, ma anche dalla presenza in varie iniziative sociali, vicino a chi sicuramente vive una esistenza meno fortunata di chi fa il calciatore. Poi, come è giusto l’attenzione rimane sempre rivolta al campionato, e all’ultima sfida del girone di andata che attende Dal Canto e & soci venerdì sera al “Penzo” contro l’Albinoleffe. (s.b.)

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