Tobia Biondo: «Smetto. Non mi diverto più»

Si ritira l’ultimo fiorettista del CS Mestre salito sul podio della Coppa del Mondo. «Allenamenti e ritiri diventati un peso»

MESTRE

Si ritira l’ultimo fiorettista della storica scuola mestrina, capace di salire su un podio di Coppa del Mondo assoluta. Tobia Biondo a 28 anni ha detto basta e ora rimarrà nei carabinieri non più da atleta del gruppo sportivo ma da militare operativo. Una scelta ragionata, arrivata al termine delle ultime due stagioni in cui i risultati erano mancati in campo internazionale. «Smetto per due fattori» confessa Biondo, «il primo è perché non mi divertivo più ad allenarmi tutti i giorni, ad andare alle gare, ai ritiri, e mi sentivo fuori luogo ogni volta che prendevo in mano un fioretto. Dire smetto non è facile dopo che hai tirato per 22 anni in pedana. I risultati non erano più quelli di una volta, e allora il secondo motivo è per rispetto nei miei confronti. Anche se non sono riuscito ad arrivare alle Olimpiadi, ho trascorso comunque undici anni in Nazionale. Non volevo sentirmi ridicolo alle gare, e così ho deciso». Negli auspici dell’ormai ex fiorettista mestrino una carriera ad alto livello nell’Arma. «Per ora non ne voglio sapere di rimanere nel giro della scherma, ho bisogno di una pausa. Come atleta ora provo disgusto nel fare un’azione schermistica, anche se mi manca il sudore delle pedane, vedere i bambini che si impegnano e la vita da palestra di tutti i giorni. Devo fermarmi. Poi vedremo se questo sarà un addio definitivo o un arrivederci». Nella sua carriera Tobia Biondo ha vinto svariati titoli italiani giovanili, un argento individuale ai mondiali Under 17, due ori a squadre e un bronzo individuale ai mondiali Under 20. Giovanissimo ha chiuso al terzo posto in Coppa del Mondo assoluta al Trofeo “Città di Venezia”, salendo poi sul gradino più basso del podio anche a Parigi, La Coruna e l’Avana. Alle Universiadi ha ottenuto poi un argento individuale e due argenti a squadre. Sei i titoli tricolori assoluti a squadre con i carabinieri assieme a Cassarà, Zennaro e Sanzo, per citarne solo alcuni. «Ho iniziato al Circolo Scherma Mestre, che considero una delle più forti sale al mondo» aggiunge, «sono stato sempre un allievo di Andrea Borella, a parte una fase iniziale con i maestri Bortolaso e Omeri. Ma è merito di Borella se sono riuscito a fare quello che ho fatto, lui ha tirato fuori il meglio di me. L’ho poi seguito negli ultimi anni alla Comini Padova. Cosa ricordo dei primi anni a Mestre? Un gruppo unitissimo, si andava anche a studiare in sala da tanto si stava bene. Posso dire di essere stato fortunato. I viaggi soprattutto, in ogni parte del mondo e nell’età più bella, potendo conoscere culture, usi e costumi, e crearmi tante amicizie all’estero. Non so chi potrà essere il campione del futuro, forse Martina Favaretto, pure lei ora al Csm con Numa. Nella scherma, e in particolare il fioretto, l’Italia è un’eccellenza. Vediamo che se i grandi smettono, ma la classe magistrale rimane buona, il ricambio c’è. La mia preoccupazione è un’altra: Paesi come Corea e Stati Uniti si evolvono a livello di strutture, connessione scuola-sport e comunicazione. Dovremo stare al passo, altrimenti ci sorpassano» . —



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