Stefano Salmaso e quel sogno chiamato Rio de Janeiro

MIRANO. È l’attuale numero 3 d’Italia della sciabola in carrozzina, punta a consolidare se non migliorare questa sua posizione in un 2014 che si prospetta molto impegnativo. Stefano Salmaso, 31 anni...

MIRANO. È l’attuale numero 3 d’Italia della sciabola in carrozzina, punta a consolidare se non migliorare questa sua posizione in un 2014 che si prospetta molto impegnativo. Stefano Salmaso, 31 anni di Scaltenigo, ha le idee chiarissime e un sogno che si chiama Rio de Janeiro. Se infatti verrà introdotta la prova a squadre di sciabola alle Paralimpiadi, lui potrebbe esserci. «Allo stato attuale forse, ma da qui all’estate 2016 ne deve passare di tempo, e bisogna stare attenti a chi spunta fuori dalle retrovie e magari ha un grande talento. È un sogno, sarebbe una cosa meravigliosa e una simile esperienza di sport e di vita. Ci provo, ci credo e intanto punto a migliorarmi tecnicamente per raggiungere altri risultati preziosi nel tempo che mi separa da quel possibile evento».

Salmaso non è tipo di molte parole, ma i concetti li ha ben chiari sul proprio futuro. «Qui è tutta questione di perfezionarsi», dice. «Ho preso in mano la prima sciabola nel 2008 e, si può quasi dire, ho vissuto tutta la crescita dell’Officina della Scherma. Perché ho scelto la scherma? Era semplicemente lo sport che potevo praticare stando più vicino a casa, e ho fatto bene, è stata una scelta azzeccata. Con Vittorio Carrara sono partito da zero, e con il suo palmares non poteva che essere un grande maestro. Mi ha formato in tutto, ed avere accanto una persona così, con la carriera che ha avuto e l’esperienza maturata, è un vantaggio non indifferente».

Finora Stefano Salmaso ha ottenuto buoni piazzamenti nelle gare disputate in pedana; è mancato forse l’acuto, ma per quello ci sta lavorando. Poi di mezzo ci sono due scogli da superare: la concorrenza del compagno di Sala Nicola D’Ambra e un numero 1 assoluto come il campione Alessio Sarri che finora ha lasciato solo le briciole agli avversari. «Alessio è uno dal quale imparare molto, e che non si fa mai problemi a darci un consiglio anche se rimane un avversario in pedana. Nicola ormai lo conosco a memoria, e la cosa è reciproca. Allenarci assieme è un bel vantaggio per crescere, ma se poi vince lui o vinco io non se ne fanno drammi. Siamo prima di tutto amici, e c’è grande rispetto. In pedana, comunque, sono sfide vere tra noi due, e non ci tiriamo mai indietro». (s.b.)

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