«Siamo brave, ma Fir e tivù ci trascurano»
MIRA. «Tre vittorie al Sei Nazioni». Era stato questo il pronostico di Alfredo Gavazzi, numero uno della Fir, alla vigilia della competizione. Pronostico azzeccato, solo che a centrarlo non è stata la Nazionale maschile, che di vittorie ne ha centrata solo una in mezzo a qualche figuraccia, ma quella femminile, che in questa edizione del Six Nations ha battuto nell'ordine Scozia, Francia e Galles, chiudendo al terzo posto. Tradotto, il miglior risultato di sempre di una squadra italiana nella competizione. E tra le azzurre allenate da Andrea Di Giandomenico c'erano anche quattro giocatrici del Riviera targato Lmd, ovvero Lucia Gai, Alessia Pantarotto, Alice Trevisan e Veronica Schiavon. Ora che il trionfo è una realtà, però, emerge non solo l'orgoglio e la gioia ma anche la rabbia di chi sottolinea come le rugbiste godano ancora di poca considerazione. Il petardo più pesante lo spara Elisabetta Lodolo, presidente di Lmd Riviera. «Una volta c'era chi diceva che il rugby italiano era solo roba da maschi» sottolinea, «ora vi dico invece che è solo roba da maschilisti. Noi del Riviera non molliamo, abbiamo una gran voglia di andare avanti soprattutto dopo la grande “rivoluzione” che ha interessato la rosa della nostra squadra. Ma se da una parte la gioia per quanto fatto dalla Nazionale è grande, specie pensando al contributo delle nostre ragazze, dall'altra è giusto anche raccontare le cose che non vanno. Tanto per dirne una, c'è stata poca pubblicità attorno agli eventi dell'Italia femminile. Da parte della federazione, poi, manca un reale supporto alle società. E pensare che a noi basterebbe poco, ad esempio l'invio di qualche pallone a Natale». A testimoniare le amnesie della Fir, tra l'altro, c'è anche il caso della denominazione del Riviera, che nei comunicati ufficiali risulta ancora Sitam, ditta che non sponsorizza più la squadra da cinque anni. C'è poi il caso delle partite in tivù, con le dirette dell'Italia di Brunel e dell'Under 20 affidate rispettivamente a DMAX e Raisport. «Quest'anno avevamo lo streaming, almeno è un inizio» spiega Veronica Schiavon, tesserata per le verdeblù ma attualmente in forza a un club giapponese, «resta il fatto che in altri paesi, l'Irlanda ad esempio, la copertura televisiva del Sei Nazioni donne è stata differente. A noi resta soprattutto la soddisfazione per questo grande risultato, per avere ottenuto quello che nessuna Nazionale italiana aveva mai fatto».
Si favoleggia di un lungo terzo tempo dopo la vittoria contro il Galles a Padova. Festeggiamenti più che giustificati. «Io me ne sono dovuta andare prima, alle 6.30 del mattino di domenica iniziavo il turno di lavoro in autogrill» racconta Lucia Gai, pilone di origini marchigiane, «ero distrutta ma è stato bello sentire i colleghi chiedermi come era andata».
Maurizio Toso
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