«Semo bei come el sol...». Tifosi Reyer con gli occhiali

MESTRE. «Bei come el sol…». I giocatori della Reyer, i suoi tifosi, la cornice orogranata che si crea attorno a queste squadra, hostess e steward che di gentilezza e cordialità ne fanno una qualità spontanea e non costruita per l’occasione. La Reyer dà in questo modo il benvenuto alla serie delle semifinali playoff contro Trento.
L’atmosfera creata dai Panthers e seguita a memoria da tutti gli altri ti fa venire la pelle d’oca. La palla da basket con gli occhiali da sole e i triangoli gialli che escono dagli spicchi a modo di raggi di sole sul retro della fanzine “Reyer News” viene alzato al cielo dal “sold out” al Taliercio è proprio un bel vedere.

Gli occhiali da sole indossati da molti tifosi e dallo stessa… palla da basket è per ripararsi dai raggi di bellezza emanati dalla Reyer, prima al termine della regular season e vincitrice della Fiba Europe Cup. Chi arriva da via Orlanda trova la coda e vede solo colori orogranata.
Ecco spuntare la pedalata in bicicletta della signora Valentina Ragni di Campalto con la maglietta orogranata, direzione palazzo dello sport. La casacca orogranata svolazza anche da chi al palasport ci va a piedi o ancora meglio in scooter. Ed è visibile a occhio nudo anche da quei tifosi che in macchina arrivano con il finestrino abbassato e il braccio fuori.
Davanti al parcheggio smontano in cinque da una macchina, tutti in granata. Il bello è che la maglia non è quella della Reyer, basta che il colore siano quelli giusti. Loro sono i veneziani Ugo Caiselli con i figli Marco ed Emma, Chiara Bussolini e il quindicenne Pietro Spavento alla sua prima volta. «Vinceremo la serie contro Trento ma non sarà un secco 3-0 come contro Cremona» è il pronostico della signora Chiara che segue la Reyer da quarant’anni. La figlia Emma è venuta invece a vedere Tonut il bello.
Prima volta anche per la veneziana Martina Sandri, giocatrice amatoriale dei Carmini che non vedeva l’ora di esserci. Sul braccio sinistro di Riccardo Castegnaro di Mira spuntano due tatuaggi, lo scudetto e la Europe Cup. «Ad una cena insieme a Walter De Raffaele e Julyan Stone avevo scommesso con loro che mi sarei fatto il tatuaggio del tricolore se avessimo vinto il campionato». Il 23enne Gregorio Tagliapietra che studia giurisprudenza a Trento alza il cartello “Noi leoni, voi piccioni” per ridimensionare gli artigli dell’Aquila trentina in quelli di un piccione… veneziano.
L’undicenne Matteo Danesin di Martellago fa sapere alla mamma Elga che lo sta guardando in televisione dov’è seduto di posto con il cartellone “Ciao Elga”. Matteo Garizzo di Mestre, Daniele Morbio di Marcon e Matteo Orfei di Venezia salutano l’ingresso di Trento sul parquet indossando la maglia “Noi siamo i campioni d’Italia” con la foto della festa della Reyer scudettata nello spogliatoio trentino.
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