Sara Penzo passa al Tavagnacco «Champions e maglia azzurra»

Poteva andar meglio, ma è stata lo stesso una grande esperienza. Sara Penzo rivive la sua avventura agli Europei di calcio femminile in Svezia, con l'Italia uscita ai quarti dopo una rocambolesca...

Poteva andar meglio, ma è stata lo stesso una grande esperienza. Sara Penzo rivive la sua avventura agli Europei di calcio femminile in Svezia, con l'Italia uscita ai quarti dopo una rocambolesca sconfitta (0-1 con “gollonzo” delle tedesche) contro la Germania. La portiere chioggiotta, riserva della titolare Marchitelli, non si piange addosso ma si gode quanto di buono fatto finora, puntando a nuove sfide. «In Svezia la nostra nazionale ha fatto vedere grandi cose» spiega Sara Penzo, «abbiamo disputato un gran girone preliminare, perdendo solo con le svedesi, ai quarti siamo state condannate solo da un episodio. Siamo state brave, considerando il calcio che abbiamo messo in mostra avremmo meritato molto di più».

Nel corso dell'Europeo Sara Penzo è stata costantemente in panchina, una situazione che però non le è pesata. «Se giochi in porta e non sei la titolare sai che può andare così, dice, «difficilmente in una competizione internazionale cambi il portiere. Le cose importanti sono altri, ad esempio il fatto che sia la Marchitelli, sia io, veniamo allenati allo stesso modo. In Nazionale c'è un clima fantastico, il nostro tecnico Cabrini oltre a essere meticolosissimo nel preparare le gare ha avuto anche il merito di contribuire alla nascita di un gruppo forte». La voglia di togliere la maglia numero uno alla Marchitelli, però, resta grande. Ed è questo uno dei motivi che hanno spinto Sara Penzo a cambiare squadra. «Io andrò al Tavagnacco, club con cui avrò modo di giocare anche in Champions League» conferma, «e la Marchitelli prenderà il mio posto al Brescia. Ovvio che il mio sogno è diventare il portiere titolare dell'Italia». Per Sara Penzo il momento è positivo, per il calcio femminile italiano un po' meno. «Il nostro mondo continua a essere in difficoltà» conclude «i problemi però non sono di natura economica ma culturale. Nel nostro paese si continua a pensare che se sei donna non puoi giocare a calcio, questo è un chiaro esempio delle tante chiusure mentali che caratterizzano la nostra nazione».

Maurizio Toso

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