S. Maria di Sala Presentato un libro su Eddy Merckx
SANTA MARIA DI SALA. Francesco Moser a fianco di Ercole Baldini. Poco più in là Attilio Benfatto, Franco Testa, Simone Fraccaro, Arturo Sabbadin e Alessandra Cappellotto. Non è la composizione di una storica fuga, ma il plotone schierato nei giorni scorsi in teatro a Santa Maria di Sala, per parlare di un modo di interpretare il ciclismo, all’attacco feroce, per esaltare imprese che oggi, forse, si vedono troppo poco. Nel gruppo manca solo lui, Eddy Merckx, a cui però è dedicata la serata. Doveva esserci, è stato fermato da un problema familiare. Viene presentato, fresco di stampa, l’ultimo libro di Claudio Gregori, “Merckx, il figlio del tuono”, (nella foto, la copertina) edito da 66thand2nd, in una città, Santa Maria di Sala, che respira ciclismo da decenni e che sta riscoprendo la passione per la bicicletta grazie all’instancabile cavalier Bruno Carraro, ancora lui, che dopo aver portato il Giro per due volte su queste strade, è in ammiraglia anche per questa serata. Gregori non ha scritto di un campione a caso: «Coppi è stato il più grande, ma Merckx era il più forte», afferma mettendo subito tutti in fila. Del belga, esploso appena ventenne a una Milano-Sanremo del 1966, l’autore ripercorre la carriera per tappe, citando imprese entrate nella storia, più che per il risultato finale, per come si sono svolte. «Merckx è stato grande in ogni momento della carriera, nelle vittorie ma anche nelle sconfitte», sottolinea Gregori. Come quando, al Tour de France del 1971, rifiutò di indossare la maglia gialla in segno di rispetto per il rivale spagnolo Luis Ocaña, caduto, travolto e trasportato grave in ospedale. O, ancora, quando ai mondiali di San Cristobal nel 1977, vinti da Moser, il belga arrivò ultimo. «Coppi si sarebbe ritirato, Merckx aveva troppo rispetto degli avversari per farlo», afferma Gregori, «era di una grandezza umana insospettata».
Moser, uno che Merckx l’ha battuto, è in sala e racconta: «Ero suo tifoso, poi me lo sono trovato avversario. Non si dava mai per vinto». Quando il campione trentino esordì al Tour e conquistò subito la maglia gialla Merckx lo accettò: «Era il 1974, fu il primo Tour che Merckx perse e per me rimane l’episodio che segna l’inizio della sua discesa dalla bici», ricorda Moser.. Gregori conclude: «Coppi abita la poesia, appartiene alla visione. Merckx, che ha vinto tre volte di più, appartiene allo spazio, dà al ciclismo una dimensione cosmica: di bellezza, armonia, ordine. Come lo spazio».
Filippo De Gaspari
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