Reyer, ha deciso la sconfitta in gara-1
MESTRE. Per tutto l’ambiente della Reyer, inutile negarlo, la delusione di non aver conquistato la finale scudetto è cocente. Tutti, dal patròn Luigi Brugnaro, che ha investito quasi cinque milioni di euro per cercare di difendere lo scudetto conquistato il 20 giugno 2017, all’ultimo dei magazzinieri, erano fiduciosi di superare lo scoglio Trento. Certo, visto anche il ruolino interno di Sutton e compagni, che non perdono alla BLM Group Arena dal 28 gennaio, battuti proprio dai granata nella seconda giornata di ritorno della regular season, tutti erano consci della difficoltà dell’impegno. Avendo il fattore campo a favore, con il Taliercio imbattuto dal 21 gennaio (ko contro Varese), letale si è rivelata la sconfitta del 25 maggio in gara-1. In quella che, analizzando l’andamento dei quattro periodi, si è rivelata la partita più equilibrata della serie, Haynes e compagni si sono presentati un po’ scarichi, pensando, forse a livello inconscio, quasi che il successo arrivasse per grazia ricevuta. Hanno, in pratica, lasciato sulle spalle solo a Daye (27 punti) tutta la produzione offensiva, giocando poco di squadra, perdendo, alla fine, un incontro sanguinoso.
Restiamo convinti che, nonostante i tanti episodi sfavorevoli (l’infortunio a Bramos in gara-2, causato da quel provocatore di Hogue, lo si è visto anche giovedì sera quando è andato a sfottere i tifosi granata arrivati a Trento, l’espulsione di Daye in gara-3 e gli incredibili errori del figlio di Darren nella sfida dell’altro ieri, vedi un sottomano solitario da sotto sull’80-77), la sconfitta decisiva sia stata quella di gara-1.
Poi si possono analizzare tanti altri molteplici fattori sulla costruzione della squadra voluta dal club. Una cosa che non capiremo mai sono stati gli ingaggi di Marques Green, preso a fine novembre per ovviare all’infortunio di Michael Jenkins: cinque brevi apparizioni che hanno tolto un visto per un eventuale altro atleta statunitense o extracomunitario, e quello di Edgar Sosa, un play-guardia, andato ad aggiungersi alla già folta schiera di piccoli (Haynes, De Nicolao, Jenkins, Tonut, Johnson e Cerella) quando, invece, sarebbe servito un 4-5, che potesse aiutare nell’ala pitturata Watt, Peric, Biligha e Daye. Lo si è visto nella semifinale con Trento quanto sia mancata la muscolarità nell’attaccare il ferro di fronte agli assatanati bianconeri di Buscaglia. Non si sono trovate alternative al tiro da tre. Non sempre la si può mettere dentro dall’arco, nonostante, come accaduto in gara-4, un Johnson grandioso, rispolverato da De Raffaele dopo 24 giorni (forse troppi) di tribuna.
Detto questo non mancano le attenuanti: i tanti infortuni (il più grave è capitato a metà gennaio a Gediminas Orelik, peraltro ben sostituito da Austin Daye) e il non poter mai disporre di un Bramos al 100% della condizione. Fattori che hanno influito sulla stagione della Reyer, arrivata a disputare ben 62 partite. Considerando, comunque, la vittoria della regular season e quella della Fiba Europe Cup, sommate all’ennesima delusione nella Final Eight di Coppa Italia, non si può non dare un 7,5 alla stagione degli orogranata.
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