«Quel giorno ho battuto Federer»

Uros Vico ricorda le sue quattro sfide con il campione svizzero

VENEZIA

Non tutti possono vantare un record positivo negli scontri diretti contro un certo Roger Federer, dominatore da anni della scena mondiale del tennis. Tra questi, però, c’è Uros Vico, uno dei punti di forza del Tc Ca’ del Moro che si appresta quest’anno a disputare la serie A/1. Il record di Vico è in pareggio (2-2) con incontri per lo più disputati a livello giovanile e all’inizio dell’attività professionistica. «Direi che per fortuna non ci ho giocato contro altre volte – sorride Vico – altrimenti non potrei certo mantenere questo risultato». Vico da due stagioni gioca al Lido di Venezia, mentre tra un torneo e l’altro fa parte del gruppo di allenatori del Bull Tennis Team, una accademia milanese dove si allena anche Simone Vagnozzi. Qualche anno fa è stato anche numero 150 del mondo in singolare e 80 nel doppio, tra i migliori azzurri in circolazione. E quindi si arriva al capitolo Federer. «E’ passato qualche anno ormai, ed era un altro Roger quello che ho sfidato le prime due volte – racconta Vico – eravamo a San Miniato alla Winter Cup, una sorta di Coppa Europa Under 14. Vinsi con un doppio 6-4, risultato bissato poi qualche mese dopo a Torino in un torneo Eta. Lo svizzero aveva un gran servizio e un dritto dominante da fondo campo, ma sul rovescio non c’era proprio, e la mia tattica vincente fu proprio quella di giocare sul suo punto debole, incartandolo». Rovescio a una mano che oggi, invece, il mondo gli invidia. «All’epoca era anche molto nervoso e in campo lanciava e rompeva racchette a ripetizione – prosegue Vico – a 17 anni (nel 1998) ci siamo incontrati altre due volte in tornei in Svizzera, e lì le ho prese di santa ragione. Era cresciuto tantissimo, pronto a diventare numero 1 al mondo under 18 e, poi, a fare tutto quel che sappiamo fino ad oggi».

Ma Roger Federer è un numero 1 a tutto tondo. «E’ vero, ha qualità eccezionali anche fuori dal campo, altrimenti non sarebbe quello che è _ conclude Uros Vico – qualche anno dopo ero a Indian Wells negli Stati Uniti. Avevo giocato le qualificazioni. In genere mi allenavo con il croato Ljubicic, e loro due si erano appena sfidati. Andai in spogliatoio a salutarlo. Roger si ricordava tutto delle nostre sfide, non solo di me, con dettagli delle partite che avevo perfino dimenticato. Cordiale e simpatico, mi sorprese. E’ un vero campione ed è stato un onore poter giocare contro di lui». (s.b.)

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