Pierobon: «Zenga, il mio modello Spregiudicato e aveva carisma»
CITTADELLA
L’Highlander e l’Uomo Ragno. Dici Cittadella-Venezia e pensi ai tanti destini che si incrociano. Quelli del digì granata Stefano Marchetti, attaccante arancioneroverde dall’86 all’89, del secondo allenatore Edoardo Gorini, veneziano doc, del preparatore atletico Andrea Redigolo, di San Donà, di Andrea Turato, doppio ex oggi nello staff tecnico lagunare, e di vecchie glorie come Amedeo Bressa ed Enrico Sambo.
E poi c’è lui, Andrea Pierobon, un’autentica bandiera sotto le mura, in forza al Venezia nel campionato ’96-’97. “Piero”, che ha giocato più di tutti, smettendo solo a 45 anni, 10 mesi e 3 giorni, sin da quando ancora calcava i campi dell’Interregionale e lavorava di giorno nel distributore di benzina di famiglia ha sempre visto Walter Zenga come un modello.
«La stagione al Venezia? È trascorso davvero tanto tempo», ricorda l’attuale preparatore dei portieri al Citta. «Eravamo in Serie B e il presidente era Zamparini, che aveva già il suo modo di fare: partimmo con Bellotto in panchina, poi fu esonerato per lasciar posto a De Vecchi e a due terzi del campionato fu richiamato Bellotto. Al di là dei risultati, la ricordo come una bella annata: iniziai con Landucci come collega, mentre a gennaio arrivò Gregori. Partii titolare, ma poi lo stesso Zamparini disse la sua sulle scelte tecniche e terminai con una quindicina di presenze. Ci salvammo abbastanza tranquillamente, potendo contare su giocatori importanti come Silenzi e Bellucci. Ho perso i contatti con quasi tutti, anche se ogni tanto capita di rivederci in qualche stadio in giro per l’Italia».
Proprio in quell’anno ci fu l’unico incrocio con l’Uomo Ragno. «Zenga era al Padova, lo incontrai nei derby. Lui è del ’60, io del ’69, lui era già un portiere affermato, io cominciavo a fare sul serio. Era normale guardare a lui come a un punto di riferimento, sia dal punto di vista tecnico sia per il carisma che già traspariva: mi piaceva il suo essere spericolato nell’interpretare il ruolo, ma anche la sua esuberanza e il suo essere “personaggio”. Vi svelo un aneddoto: non ci siamo più rivisti di persona, ma diversi anni fa mi chiese la maglia autografata, attraverso un comune conoscente. Chissà se si ricorda di averla». Anche oggi, l’ex portiere (ner)azzurro è un avversario.
«Il Venezia è in un momento positivo, si è visto che Zenga ha dato la scossa all’ambiente. Ma ci deve importare poco quello che accade in casa d’altri, pensiamo a far bene noi: vogliamo vincere e vogliamo farlo giocando bene». «Dobbiamo fare quello che ci chiede il mister», Pierobon dice proprio così, ed è un po’ come se fosse ancora lui ad andare in campo - ed essere belli tosti». Nel Venezia c’è un attaccante che a Cittadella ha lasciato il segno. «Litteri lo conosciamo, con noi ha fatto grandi cose, ma non è l’unico da cui guardarci. Penso anche a Di Mariano, a Falzerano, all’esperienza di un difensore come Domizzi. Non mi aspettavo un Venezia in difficoltà a inizio stagione, ma nel calcio possono capitare periodi così: dopo un’annata al vertice, se non riparti con la testa giusta, ci sta che sbagli qualche partita». Intanto il suo lavoro di preparatore è premiato dai risultati: Paleari è il portiere meno battuto del campionato. —
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