Per amore e per il rugby, pendolare Mestre - Olanda

È la storia di Massimiliano Calzavara, croupier del Casinò che gioca nei Putei Veci e nel LRC Diok di Leida. «Sacrifici? Ne vale la pena»
Di Maurizio Toso

MESTRE. Dici Olanda, pensi allo sport e ti viene in mente il calcio: quello “totale” degli anni '70, quello stellare di Gullit e Van Basten a fine anni '80 e tante altre suggestioni. Ma se dici Olanda a Massimiliano Calzavara (classe 1971), lui, croupier del Casinò di Venezia nella vita di tutti i giorni, risponde semplicemente rugby. E non è una cosa strana, perchè da tre anni fa il pendolare dalla terraferma veneziana a Leida per giocare con LRC Diok, nella terza serie della palla ovale olandese. Una storia di dedizione totale per il rugby, di una passione nata tardi, quando molti altri escono dal campo. «Da ragazzo avevo praticato altri sport, la pallavolo ad esempio» racconta, «poi un giorno, grazie al mio lavoro al Casinò ho conosciuto Ciro D'Ambrosio, grande ex giocatore del Mirano scomparso qualche anno fa. Quando mi ha visto mi ha detto “ma tu hai mai provato a giocare a rugby?”. È bastato poco e mi sono trovato in campo con l'Armata Brancaleon, gli old miranesi».

La storia inizia in bianconero, Calzavara apprende i primi rudimenti. Per il fisico non ci sono problemi, il croupier è alto e ben piazzato. La passione cresce, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita, finchè Calzavara non approda ai Putei Veci, squadra mestrina (si allena in via Brendole alla Gazzera), protagonista della scena italiana Veterans, un campionato over 35 che però applica tutte le regole classiche del rugby. A dare una ulteriore svolta alla storia sportiva di Massimiliano Calzavara, un altro incontro, quello con l'attuale fidanzata olandese. «Quando andavo a Leida mi capitava di accompagnare suo figlio agli allenamenti delle giovanili del Lrc Diok» racconta, «e così ho avuto modo di avvicinarmi a questo club. Anche in questo caso è stata questione di un attimo, tempo di fare due chiacchiere e la domenica successiva ero in campo come guest player, ovvero giocatore privo di tesseramento ma ugualmente schierabile. Ora la situazione è più stabile, ho il doppio tesseramento italiano e olandese, ogni anno gioco otto-nove gare. Sacrifici? Una volta per una partita ho fatto in pratica una tirata unica dopo il turno di lavoro finito a notte fonda al Casinò per essere in campo al pomeriggio. Ma vuoi mettere la soddisfazione di arrivare in campo e vedere che c'è pronta per te una maglia da seconda linea titolare?». Calzavara è stato protagonista di recente dell'Amsterdam Seven, uno degli appuntamenti al top a livello di rugby a 7 mondiale.

Un paese, insomma, che anche con la palla ovale se la cava bene, basti pensare a Tim Wisser, nato a Zeewolde ma impiegato dalla Scozia nel Sei Nazioni. «Credere che l'Olanda sia un'assoluta periferia della palla ovale è un errore» conclude, «frequentando questo ambiente ti accorgi come invece si tratti di un movimento di alto livello, visto che nel campionato di prima di visione abbondano i giocatori di origine britannica».

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