Parla Korablin: «Stadio nuovo? Qualcuno non lo vuole...»
VENEZIA. Per la prima volta se n’è andato dalla tribuna a partita in corso, seguendo il resto della sfida con la Feralpi dalle vecchie cabine tivù sul tetto del Penzo. Yuri Korablin ieri è parso per la prima volta veramente arrabbiato e ne ha avute per tutti, togliendosi sassolini dalle scarpe a rotta di collo. Stadio, dirigenti, squadra e chi più ne ha più ne metta. Una giornata triste, in cui si ricordava la scomparsa dell’amico Igor Goncharenko, ingegnere e braccio destro del presidente, e nella quale è anche arrivata la prima sconfitta interna dopo tredici mesi.
«Il 2013 si è concluso molto male per la vicenda stadio» rimarca il presidente del Venezia, «sono molto dispiaciuto per il risultato che finora non è stato raggiunto su Tessera e sto ragionando seriamente a cosa fare nei prossimi giorni e quali passi fare a questo punto. Non ho la sensazione che a una parte di questa città serva lo stadio con tutti i risvolti positivi che questo può avere. So che lo vogliono i tifosi, probabilmente il 90 per cento della gente, lo vogliamo noi per fare le cose in grande, ma chi dovrebbe decidere forse è troppo impegnato a pensare alle prossime elezioni, cosa di cui però a me non interessa nulla. Ho già visto situazioni come questa. Diciamo che c’è gente che ha il mal di denti, e invece di curarsi i denti si cura per il mal di pancia o il male ai piedi». E il messaggio è forte e chiaro, e diretto alla politica veneziana e a chi può sbloccare la vicenda stadio.
Ma poi Korablin interviene a gamba tesa anche sulla situazione della squadra. «Se guardo a quella che ha giocato contro l’Albinoleffe prima di Natale e a quella vista oggi, vedo due squadre completamente diverse. Ma il problema non credo sia dei giocatori, quanto dei dirigenti. Ancora a novembre abbiamo messo nero su bianco il progetto da portare avanti, con gli investimenti, per rinforzare questo gruppo. Però, a oggi, non ho ancora visto tutto quello che speravo. Non ho pretese verso i giocatori, ma la dirigenza mi sentirà. Il direttore sportivo Gazzoli sa cosa deve fare, ma non ho ancora visto la piena esecuzione del progetto. Se lui pensa che oggi la squadra abbia giocato bene e io invece male, beh, allora discutiamone. Tutti in squadra devono rivedersi la partita contro la Feralpi, e ognuno deve riguardarsi seriamente e fare autocritica. Tuttavia, me la sentivo che andava a finire così, con una sconfitta: un risultato che era prevedibile».
Poi dedica un pensiero all’amico Igor Goncharenko: «Era un persona molto cara, vicina a me da oltre vent’anni e con il quale si era amici e collaboratori nel lavoro. Era arrivato a marzo e aveva subito sposato il progetto Venezia, innamorandosi di questa squadra, e dimostrando anche in tribuna tutta la sua passione per questi colori. Un professionista di altissimo livello che ci mancherà molto. Mi è dispiaciuto non potergli dedicare una vittoria in questa occasione, ma alla sua famiglia porterò l’affetto dei tifosi e della città. Il calcio è un gioco, la vita è un’altra cosa».
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