Paolo Poggi: «Sentivo sulle mie spalle la spinta dei tifosi»

MESTRE. Profumo di derby, profumo del passato. Lontano e recente: quattro moschettieri, nati a cresciuti a Venezia e a Mestre che hanno affrontato le sfide con il Padova consapevoli di avere sulle proprie spalle le aspettative di tutti i tifosi arancioneroverdi. Paolo Poggi, Nicola Marangon, Mattia Collauto ed Evans Soligo, ex vicini o lontani che negli ultimi trent’anni si sono trovati spesso e volentieri di fronte al Padova, in Serie B o in terza serie. C’è chi ha iniziato e chiuso la sua carriera nel Venezia, come Paolo Poggi, giovane attaccante nella stagione 1991-1992 per ritornare a giocare i derby in Prima Divisione fino al 2009. «Non era una partita come le altre» ricorda Paolo Poggi, «quando scendevo in campo contro il Padova avvertivo il peso e la responsabilità di tutta la tifoseria del Venezia, che avrebbe voluto essere al posto mio. Ricordo che il derby di ritorno nel 1992 segnò il rientro in panchina di Zaccheroni». Da Paolo Poggi a Mattia Collauto, derby vissuti con la fascia di capitano al braccio. «Io il derby lo vivo ancora da dirigente come se dovessi scendere in campo, mi è attaccato alla pelle» osserva il responsabile del settore giovanile del Venezia, «sfide particolari perché affrontavi anche vecchi amici, come ad esempio De Franceschi con cui avevo giocato a Bari. Come dimenticare quel derby all’Euganeo con Scantamburlo a imitare la gallina dopo il gol su punizione che ci portava in vantaggio, poi però ne prendemmo quattro. Non dimenticherò mai nemmeno il calcio di rigore sbagliato quasi allo scadere da Zerbini sotto la curva dei nostri tifosi, quando c’era Di Costanzo in panchina e noi eravamo neopromossi in Prima Divisione». Il primo flash di Nicola Marangon, allenatore della Parimavera arancioneroverde, riporta alla stagione di Walter Novellino. «Che partita, tre reti al Padova, tifosi in visibilio» ricorda l’esterno veneziano, «Gioacchini, Schowch e Polesel a bersaglio, stavamo capendo di poter disputare un grande campionato e a fine stagione centrammo la promozione in Serie A. Ho sempre avvertito l’atmosfera del derby con il Padova ben prima di scendere in campo. Sono un veneziano che abita a Venezia, i tifosi mi fermavano per strada, mi spronavano. Adesso li gioco in panchina, e si soffre ugualmente».
L’ultimo a giocare i derby con il Padova è stato Evans Soligo, addirittura quattro nella stagione 2016-2017. «Si avvertiva la rivalità tanti giorni prima della partita, due stagioni fa il derby ritornava dopo tanti anni. Ricordo la cocente delusione della sconfitta al Penzo, ma anche la grande gioia del trionfo all’Euganeo. Il rigore dell’andata? Inesistente, il pallone finì sulla mia testa e poi sul braccio, più involontario di così. E poi quel tiro che colpi il palo, la schiena del portiere del Padova e finì in corner. Era una gara segnata, ma quella sconfitta l’abbiamo “vendicata” al ritorno con il gol di Moreo che ci spalancò le porte della Serie B. Andare a conquistare la promozione sul campo del Padova, fu esaltante». E poi la Coppa Italia. «Sì, eliminammo il Padova in semifinale, quando giocavo ero il capitano. Due anni fa ci portò bene affrontare il Padova». —
Michele Contessa
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