Ora gli organizzatori riconoscono l’errore «Gara compromessa»
Rosa Salva: circostanza negativa del tutto casuale Martin, giudice Fidal: nessun ricorso, la corsa è valida
VENEZIA. Una figuraccia mondiale. Il giorno dopo l’errore di percorso compiuto dai sei battistrada (i keniani Bett, Kemei, Kiplimo, Chumba e Metto, più l’etiope Dawud) e causato dalla mancata chiusura delle transenne da parte degli addetti dell’organizzazione, dopo il 24º km all’altezza della stazione ferroviaria, Rosa Salva e soci fanno autocritica. È successo che i sei di testa, i quali, comunque, non avevano provato il percorso, a differenza del vincitore, Eyob Faniel, sono andati a destra, seguendo le moto, sbucando sulla bretella che, dalla tangenziale, va verso Mestre. Dopo 200 metri il gruppo di testa, avvisato da Migidio Bourifa, è tornato indietro.
«Ci spiace moltissimo per quello che è accaduto. Si è verificata una circostanza negativa ma del tutto casuale», spiega il presidente del Venicemarathon Club, Piero Rosa Salva, «in quel punto del percorso gli atleti e la carovana dei mezzi di servizio, che precede la testa della corsa si dividono. Gli automezzi imboccano il cavalcavia, mentre gli atleti vengono deviati dal personale nel sottopassaggio pedonale, per poi ricongiungersi. Domenica, purtroppo, qualcosa non ha funzionato. Probabilmente i mezzi erano troppo vicini ai corridori e gli addetti al controllo del percorso non hanno avuto il tempo sufficiente per indirizzarli correttamente e, quindi, hanno seguito gli automezzi sul cavalcavia. Fortunatamente il gruppetto di atleti è stato fermato per tempo prima che potesse accadere qualcosa di grave, visto che in quella strada, dopo alcune decine di metri, il traffico era regolarmente aperto. La gara è stata fortemente compromessa per il gruppo di testa composta da Bett, Kemei, Kiplimo, Dawud, Chumba e Metto, e alcuni di loro hanno preferito ritirarsi. Gli inseguitori, tra cui Eyob Faniel, che avevano un distacco di circa un minuto, hanno invece trovato il varco regolarmente chiuso e hanno proseguito il percorso della maratona».
Quello che è successo domenica non cambierà, comunque, il risultato finale. Lo certifica anche il giudice Stefano Martin, fiduciario regionale della Fidal, che tra l’altro, era a pochi metri da dove è accaduto il misfatto: «Il regolamento prevede che un atleta possa fare ricorso mezz’ora dopo la fine della corsa», sillaba Martin, «questo non è avvenuto. Anche in caso di reclamo, comunque, il risultato finale non sarebbe cambiato. Io mi trovavo su una delle macchine davanti i battistrada e, ovviamente, a un certo punto, ci siamo staccati dagli atleti di testa. Purtroppo alcuni addetti, non so se si trattasse di vigili urbani o di Protezione civile, non hanno rinchiuso le transenne inducendo all’errore i sei africani. Sicuramente, se i battistrada avessero conosciuto il percorso, non avrebbero commesso quest’errore. Non è la prima volta, comunque, che accadono cose di questo genere, mi ricordo di un fatto simile successo alla Maratona di Firenze. Si tratta di una fatalità, l’errore umano», conclude Martin, «è sempre dietro l’angolo».
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