Mirano, rugby di qualità ma la forza è nei giovani

Il volto-simbolo è quello di Campagnaro, impegnato nel Sei Nazioni Under 20 Il segreto della società? Investire nei giovani, una vivaio con 200 atleti tesserati

MIRANO

La punta dell'iceberg è Michele Campagnaro, chiamato a dicembre in Nazionale maggiore e ora impegnato nel Sei Nazioni con l'Italia Under 20. Subito dietro di lui c'è Fabio Meneghin, che a breve sarà impegnato in uno stage con la rappresentativa azzurra Under 17. Ma questi sono solo due dei prodotti del vivaio del Mirano, piazza rugbistica che da tempo lavora sui giovani. La notizia è che ora il sodalizio bianconero può contare un settore giovanile da circa duecento tesserati. I numeri parlano chiaro. Partendo dai più piccoli, ci sono venti giocatori per la Under 8, venticinque per la Under 10, trentacinque5 per la Under 12, tutti giocatori seguiti dai tecnici Fiume, Frighetto, Minto, Sorato e Zampieri. L'Under 14, guidata dalla “magica” triade Scanferla, il “Kela” anima della squadra over 35 del Mirano, Suka e Carayol conta su 40 ragazzi. Stessi effettivi per la Under 16 allenata da Giuseppe Bobbo e Guy Pardies, squadra quest'ultima seconda nel suo campionato alle spalle del Cus Padova. E poi ci sono i 35 giocatori della Under 20 di Brizzante e Basso, ovvero giovani che rappresentano un naturale serbatoio per la Prima Squadra impegnata nel campionato di serie B. Numeri importanti, frutto di un lavoro portato avanti costantemente negli anni. «Siamo molto soddisfatti – spiega Enrico Nali, presidente del Mirano – per quello che abbiamo costruito. Possiamo contare su un grande settore giovanile, guidato dal presidente dello Junior Mirano Francesco Gasparini, all'interno del quale stiamo facendo crescere i nostri giovani. I risultati di Campagnaro e Meneghin sono importanti, ma non dimentichiamoci dei tanti ragazzi che animano le nostre giovanili».

Uno dei punti forti della crescita miranese sta nella «rivoluzione francese», ovvero nell'apporto fondamentale dato da Bertrand Fourcade, ex allenatore dell'Italia, Guy Pardies e Benjamin Carayol. Accanto a questa componente d'Oltralpe, però, c'è anche un gruppo compatto di allenatori con il Mirano nel Dna. Insomma, una crescita costruita in casa guardando anche all'estero. Una crescita, però, che deve fare i conti con una cronica carenza di spazi: al momento, infatti, il club bianconero può contare sullo stadio dove gioca le gare ufficiali e su un altro campetto che si trova nelle vicinanze dell'impianto principale. Troppo poco per far crescere e progredire un settore giovanile con gli invidiabili numeri citati in precedenza. E questa sarà un'altra sfida per il futuro per il Mirano, trovare nuove sedi per le sue squadre, per non vanificare un futuro che ha già sin d’ora basi solide.

Maurizio Toso

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