Lo stadio sull’acqua una storia lunga un secolo
VENEZIA. Cento anni, e sentirli tutti. Ma in pensione il vecchio stadio di Sant’Elena non vuole proprio andarci, più per l’incapacità altrui di costruire il suo sostituto che per propria volontà. Ci hanno provato in tanti negli ultimi 50 anni, Maurizio Zamparini ci andò vicinissimo, adesso ci riprova Yury Korablin. Intanto lui, lo stadio di Sant’Elena intitolato all’aviere Pier Luigi Penzo, rimane lì. Con tutte le sue ferite, sobbarcandosi il peso del tempo. Tra gli stadi delle società professionistiche, il Penzo è arrivato solo dopo quello di Marassi, a Genova (1911). Sabato scorso, il Penzo ha celebrato il centesimo anniversario della sua inaugurazione, sorto in quell’area che alla fine dell’Ottocento era stata creata per accogliere la Piazza d’Armi dei militari, poi alcune attività sportive. Su quel campo il calcio entra già nel 1910, la prima partita si gioca l’anno successivo, alla fine del 1911 il presidente del Venezia Fc, Davide Fano, ottiene dalla Giunta comunale la concessione dell’area per praticarvi la disciplina del calcio e il 24 agosto 1913 la “Gazzetta di Venezia” annuncia anche che sono state allestite “ampie e signorili tribune”. Cinquecento posti a sedere è la prima capienza dello stadio, non ancora intitolato a Pierluigi Penzo. L’inaugurazione è fissata per il 7 settembre 1913 con tanto di madrina, tale Ines Taddio, che fatica non poco a rompere la bottiglia contro il palo. Le cronache dell’epoca sono molto folcloristiche, così si passa da un martello a una scure per rompere la bottiglia, l’unica elemento comune è che una scheggia ferisce leggermente Ines Taddio sulla fronte. Segno del destino? Sul campo il Venezia ha poco da festeggiare, il Genoa passa come un rullo (7-0). Una storia, da quel giorno, che sarebbe diventata centenaria con un progressivo aumento della capienza fino al 1961, quando è portata a 25.000 posti per il ritorno in serie A, ma nel 1966 contro il Milan si registrarono almeno 26.000 presenze. Il primo ampliamento era avvenuto in piena epoca fascista, quando la struttura diventa stadio vero e proprio (10.000 posti nel 1927, 22.000 nel 1939). Intanto nel 1931 l’impianto viene intitolato a Pierluigi Penzo, non un ex calciatore, ma un aviatore, come quello di Mestre fu intitolato a Francesco Baracca. Una zona, quella di Sant’Elena, dove si abbattono a volte trombe d’aria, il Penzo resiste sempre, soprattutto a quella del 1970 e dell’anno scorso. Col tempo la capienza diminuisce, sparisce la pista d’atletica, nel 1985 l’agibilità scende a 2500 posti. L’ultimo intervento di spessore è nell’estate del 1991, dopo la promozione in serie B: in 53 giorni la Fiat Engeenering “ricostruisce” lo stadio, la capienza è superiore ai 16.500 posti, e viene inaugurato per l’ennesima volta contro la Reggiana (1-3). Dopo il Duemila vengono tolti posti per aggirare le nuove normative, si scende prima a 9950 posti, per arrivare poi ai 7450. Per festeggiare il centenario dell’inaugurazione il Venezia sta pensando di organizzare in autunno una partita celebrativa.
Michele Contessa
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