La Procura del basket apre un'inchiesta: "Mi sembra che la testa te l'hanno già spaccata"

MIRANO. La Procura Federale della Legabasket ha aperto un’indagine al fine di verificare eventuali condotte e/o comportamenti rilevanti sotto un profilo disciplinare tenute dal giocatore Flavio Gay dell’Orlandina nei confronti del giocatore Marco Ceron del Mantova. Pare che i due giocatori durante il match si siano “punzecchiati”.
Su Instagram Marco Ceron ha pubblicato un lungo sfogo, scrivendo frasi rivoltegli da Gay in riferimento all’infortunio alla testa del 2018 che aveva rischiato di mettere fine alla sua carriera: “Mi sembra che la testa te l’hanno già spaccata”. L’atleta dell’Orlandina, sempre sui social, ha affermato di essere stato provocato, chiedendo poi scusa per la frase.

Nato a Mirano il 16 giugno del 1992 e cresciuto nel settore giovanile della Reyer, il 25 novembre 2018, durante uno scontro fortuito di gioco, con l'atleta di Torino Mouhammadou Jaiteh ha subito una gomitata, mentre cercava di prendere un rimbalzo, procurandosi una frattura al cranio. Per qualche istante rimase privo di sensi, arrivando però all’ospedale cosciente. Fu l’inizio di un lungo calvario. Un intervento chirurgico durato oltre quattro ore per la frattura dell’osso temporale nel reparto di neurochirurgia degli Spedali Civili di Brescia, a cui fece seguito un’altra operazione per la riduzione della frattura. Gli fu inserita in testa una placca al titanio realizzata con una stampante 3D.
Otto mesi dopo, venne nuovamente operato alle Molinette di Torino dal dottor Francesco Zenga, che applicò una protesi al titanio realizzata appositamente con una stampante 3D all’osso del cranio temporale fratturato in più punti. Ceron però non superò il primo test abilitativo della Fip e decise di adire alle vie legali, depositando un ricorso al Coni. Nel novembre 2019, esattamente un anno dopo il brutto infortunio, gli viene data l'idoneità sportiva, potendo così tornare a giocare.
Così Ceron su Instagram: «Ci tengo a scrivere queste parole per far capire come sta andando il mondo e soprattutto la pallacanestro, tutti sanno quello che ho attraversato in questi due anni, quindi non mi dilungo tanto. Sono venuto a giocare una partita a Capo d'Orlando, un certo ragazzo del '98, mai visto o sentito nominare, Gay, si gira dicendomi “mi sembra che la testa te l'hanno già spaccata”. Mi avvicino e gli arbitri corrono verso me dandomi la colpa per una reazione esagerata. Durante la gara questo ragazzino mi guardava con aria di sfida, ridendo e gli arbitri non hanno detto nulla».

E continua: «Ci tenevo davvero a fare il nome di questo individuo che rovina una cosa così bella come la pallacanestro. Che al posto di questo individuo ci sono mille ragazzi che vorrebbero esserci, che magari lavorano duro giorno dopo giorno e non hanno la possibilità anche per questo brutto periodo di avere una chance. L’educazione va insegnata e questo dovrebbe essere anche una vergogna per i genitori, e un club storico come Capo d’Orlando fatto da brave persone, che mandano in giro un figlio così. Dovremo sentirci privilegiati e onorati di ogni secondo trascorso su quel rettangolo di gioco che, però, viene anche calcato da questi individui».
Gay ammette, chiede scusa, pur rivelando di essere stato provocato: «In una domenica in cui avrei preferito scrivere per festeggiare una grande vittoria, mi vedo costretto a chiarire ciò che è accaduto con un tesserato della squadra avversaria. Durante la gara sono stato preso di mira con frasi provocatorie sul mio cognome e sulla mia famiglia. A queste provocazioni ho prima risposto, questo ha generato una reazione ancora più forte. Tra i vari insulti mi sono sentito dire “ti spacco la faccia”, allora e solo allora ho detto quella frase preso dalla rabbia. Ho sbagliato a rispondere e mi scuso per la mancanza di sensibilità, non dovevo. Credevo fosse giusto dare la mia versione perché quando succedono queste cose si è sempre in due a sbagliare».
Ora la palla passa alla Procura Federale: attesi strascichi.
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