La Nazionale cinese di seconda generazione

La squadra di calcio è stata fondata dal padovano Ken Zhao con un gruppo di amici veneti. Cresciuti nelle giovanili delle società italiane, tra i loro idoli Del Piero e Buffon
VENEZIA. All’appello dell’arbitro rispondono Chen, Xu, Xiang, Zhou, o Liao, ma una volta in campo fanno il catenaccio. Indossano una maglia gialla e rossa, ma tifano e sognano quella azzurra.


«Magari un giorno...», dice sgranando gli occhi il più giovane della squadra, che alle pareti della camera ha appese le foto di Buffon e Ronaldo, anche se è tifoso del Milan.


Si chiama Leonardo Liao, classe 2002, punta della leva calcistica dei cinesi d’Italia, la nazionale composta dai ragazzi della seconda generazione. Leonardo abita a Montemurlo, vicino a Prato, attaccante nella categoria allievi della squadra Maliseti Tobbianese, attaccante nella nazionale dei cinesi di seconda generazione. La mattina al liceo Carlo Livi, il pomeriggio a giocare al pallone, con il sogno di diventare un campione. L’anno scorso, quando giocava con il Jolly, è stato il capocannoniere della squadra, con 39 gol. «È il mio desiderio», racconta il ragazzo, «ce la sto mettendo tutta». È anche per dare visibilità a ragazzi come lui che è nata la squadra Fc Associna, dal nome dell’associazione che riunisce i ragazzi di seconda generazione. L’idea della nazionale è venuta a un padovano, Ken Zhao, 34 anni, ruolo: difensore centrale. Anche se è fuori tempo massimo per sognare la serie A, continua a giocare a calcetto con gli amici.


E’ allargando questo nucleo di amici, che ha fondato la nazionale, e non a caso più di metà dei giocatori convocati per le prime partite sono del Nordest (Padova, Venezia, Vicenza e Pordenone) anche se la rosa è destinata ad allargarsi. «I giovani cinesi sono cresciuti con il calcio italiano come riferimento» racconta il fondatore della squadra, «e in Cina negli ultimi due anni, anche con l’acquisto di Inter e Milan da parte di società cinesi, il calcio italiano è diventato molto popolare. Perché quindi non dare la possibilità ai giovani cinesi di mettersi in mostra, sia in Italia che in Cina?». Gli investimenti di Pechino nelle grandi squadre come il Milan e l’Inter hanno calamitato l’attenzione dei media cinesi per il calcio italiano. Per i ragazzi nati o cresciuti in Italia coltivando il sogno di diventare campioni rappresenta uno stimolo e una sfida in più.


L’ultima partita della nazionale dei giovani cinesi è stata giocata a fine settembre a Coverciano, sede del centro tecnico federale degli azzurri, contro la Rondinella, storica squadra di Firenze. E all’appuntamento c’erano i giornalisti di molte emittenti cinesi. Della squadra fa parte anche Denny Ho, 26 anni, cresciuto alla scuola calcio del Torino anche se nel suo cuore c’è sempre stato Del Piero. Da tre anni abita a Vicenza dove con la moglie gestisce un’edicola e un bar al mercato ortofrutticolo. È lui il portiere della nazionale, uno dei pochi ad avere già la cittadinanza italiana.


La storia della sua famiglia è incredibile. Il nonno, Ho Tsesing, nato e cresciuto sui monti della Regione del Zhejiang, dopo 2 anni di viaggio in fuga dalla guerra sino-giapponese arrivò in Italia nel 1943, per raggiungere lo zio, già a Firenze. Il padre, Ho Se Li, nato e cresciuto a Torino, tornò in Cina per sposarsi e lì, nel 1991, nacque Danny: radici cinesi e passaporto già italiano. «Del resto è il mio paese», racconta, «mio padre è italiano, io sono italiano, non riesco a immaginarmi diversamente».


Il veneziano del gruppo è Lorenzo Cai, 31 anni, centrocampista. Nel ristorante che gestisce assieme alla moglie a San Lio, in centro storico a Venezia, suo figlio, 4 anni, corre tra i tavoli con la maglia bianconera e la scritta Dybala. Lorenzo è arrivato dalla regione di Wenzhou quando aveva 9 anni, prima Bologna, dove ha fatto la scuola calcio, e poi Prato, dove giocava con il club Casale Fattoria. «Venivano a prendermi con il pulmino a casa e poi andavo a giocare», racconta Lorenzo, «e sono stati anni molto belli». Per amore del calcio oggi fa il pendolare, da Venezia a Padova, due volte alla settimana, per andare a giocare con Ken e gli altri membri del gruppo. I ragazzi si faranno: cuore dentro le scarpe, per correre più veloci del vento.


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