La felicità di Cardone «Una grande opportunità»

MESTRE. Con Paolo Poggi e Pippo Maniero si sono rivisti pochi giorni fa al Tardini per la serata delle “Vecchie Glorie” del Parma. Tra una settimana Giuseppe Cardone rimetterà piede al Taliercio come...

MESTRE. Con Paolo Poggi e Pippo Maniero si sono rivisti pochi giorni fa al Tardini per la serata delle “Vecchie Glorie” del Parma. Tra una settimana Giuseppe Cardone rimetterà piede al Taliercio come collaboratore di Stefano Vecchi, a quasi 20 anni da quando effettuò il primo allenamento, da giocatore, agli ordini di Luciano Spalletti. Quarantaquattro anni, di Pavia, Beppe Cardone ha giocato con il Venezia nella stagione 1999-2000, ha smesso nel Modena nel 2009, iniziando ad allenare tre anni fa la formazione Juniores della Pro Sesto. Da due stagioni era ritornato a Parma, dove ha guidato prima gli allievi Lega Pro e poi l’under 16 Nazionali.

Cardone ha al suo attivo 202 presenze (e 5 reti) in Serie A, 59 presenze (e 2 gol) in Serie B. Il Venezia lo prese dal Vicenza, dove era finito a gennaio dal Milan via Parma, Cardone saltò la prima parte della stagione e finì come tutta la squadra nel vortice di una stagione iniziata male (con le voci di un esonero di Spalletti fin dal ritiro) e terminata peggio (con la retrocessione in Serie B).

«Quando mi è arrivata la chiamata, ho pensato che per me era una grande occasione», osserva Cardone, «lavorando da qualche anno nel settore giovanile, conosco benissimo il percorso compiuto da Vecchi con i ragazzi dell’Inter. Entrare a far parte del suo staff è una bella gratificazione. Ritrovo amici, come Maurizio Rossi o Paolo Poggi».

Cardone in quella stagione al Venezia perse i primi mesi per un infortunio, poi mise da parte 19 presenze in campionato. «Non fu una stagione fortunata», ricorda l’ex terzino, «sia a livello personale che di squadra. Dovevamo ancora partire per il ritiro e già giravano le voci che Zamparini voleva mandar via Spalletti prendendo Guidolin. I risultati non arrivavano, eppure quel Venezia giocava bene, Spalletti era già allora un bravo allenatore, i risultati successivi lo avrebbero confermato». —

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