Julius Rotich (Kenia) trionfo bis Ecco il re della Venicemarathon
VENEZIA. Tutto secondo copione, pronostico rispettato nella Venicemarathon numero 31 con il successo annunciato del keniota Julius Rotich, il quale dopo la vittoria dell’anno scorso ha concesso il bis con il tempo di 2h10’22”. Una doppietta consecutiva che prima di lui era stata ottenuta, nella storia della maratona veneziana, solo da Salvatore Bettiol (1986 e 1987) e dall’altro keniota Kipkorir Kosgei (2006 e 2007). Vittoria sempre del Kenia anche in ambito femminile con Priscah Cherono che ha chiuso con il tempo di 2h27’41", quarta miglior prestazione di sempre a Venezia.
La gara come sempre è partita da villa Pisani a Stra, con il suo immancabile spettacolare colpo d’occhio dei partecipanti, e fin dalle primissime battute ha visto il plotone africano prendere le redini della corsa. Pochi sussulti con Rotich, Kalale, i due Bett, Ngare, Bekele e Masai al comando per circa quindici chilometri. I due attesi ucraini Olefirenko e Russ praticamente non sono mai entrati in gara. Il ritmo della competizione è apparso da subito molto elevato tanto da far ipotizzare un crono finale attorno alle 2h08’, con punte di tre minuti al chilometro almeno fino a metà percorso. Non a caso alle mezza e cioè dopo aver attraversato tutta la riviera del Brenta ed essere entrati a Marghera il gruppetto africano transitava compatto in 1h04’22”.
Dopo aver attraversato anche il centro di Mestre, è iniziata la prima selezione a ridosso del parco di San Giuliano, dove il gruppetto dei sette atleti di testa si è ridotto a quattro, ovvero Rotich, Masai, Bekele e Ngare. All'uscita del parco si staccano anche Bekele e Ngare e allungano decisi Rotich e Masai. I due cominciano a dare vita ad una galoppata fianco a fianco sul ponte della Libertà. Sembrano quasi due gemelli, difficile distinguerli. Stessa maglietta bianconera (stavolta la Juventus non c’entra) e scarpette arancioni fluorescenti, per la gioia dello sponsor tecnico, l’Adidas. A metà ponte l'episodio logo decisivo, Rotich decide di allungare il passo e stacca con decisione Masai. Una poderosa azione di forza che sembra poter mettere in bilico anche il primato della corsa, stabilito nel 2009 da Koman con il tempo di 2h08’13.
Il vincitore della scorsa stagione continua la sua corsa solitaria verso il bis personale e le telecamere della Rai lo riprendono nella zona portuale mentre al suo fianco, nella laguna, appare una gigantesca nave. Un’immagine molto suggestiva. Gli ultimi chilometri però non rendono giustizia a Rotich che comincia a pagare la fatica di una partenza troppo veloce. Alla punta della dogana il campione del Kenia appare molto affaticato e così anche all’ingresso in piazza San Marco, dove tra due ali di folla entusiasta, comincia a rallentare l’andatura. Non basta nemmeno l’incoraggiamento della folla, che da una parte applaude il vincitore e dall’altra capisce e apprezza lo sforzo finale e le difficoltà dopo una maratona dominata. Da tre minuti e quattro secondi al chilometro, Rotich fa registrare ne gli ultimi due una media tre minuti e venti secondi al chilometro. I ponti finali sembrano non finire mai per Rotich, ma il vantaggio acquisito prima e la fatica accumulata anche dai suoi diretti avversari gli consentono di arrivare solitariamente sotto lo striscione d’arrivo in Riva Sette Martiri. Chiude con il tempo di 2h10’22”, migliorando in ogni caso il precedente del 2015, quando vinse in 21h11’13”. Al secondo posto si piazza l’etiope Adugna Bekele che negli ultimi due chilometri riesce a superare un stremato Titus Masai, che deve accontentarsi del terzo posto. Il primo degli italiani è Massimiliano Strappato che chiude al sesto posto con 2h26’31”, mentre tra le azzurre la più brillante è Ivana Iozzia, terza con 2h37’04”.
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