“Italian Cricket”, Venezia senza frontiere

Presentato ieri a Mestre un libro di sport e storie di integrazione. L’esperienza di Alberto Miggiani

MESTRE. Anno 2006, Epifania. L’architetto di Marghera Alberto Miggiani, 49 anni, è seduto al tavolo del suo studio, sta lavorando, quando all’improvviso il vetro del portafinestre quasi si infrange colpito da una pesante pallina. Dopo qualche minuto, l’architetto è seduto su una panca e sta assistendo alla prima partita di cricket della sua vita. Passano appena due giorni e fonda il Venezia Cricket Club, in una città dove la comunità bengalese, appassionatissima di questo sport, è la più numerosa. Proprio Alberto Miggiani, assieme al giovane barista Hiro Hakan e ad Anam Mollik detto Moeca sono i protagonisti del capitolo veneziano di “Italian cricket club-il gioco dei nuovi talenti” (Add editore, 14 euro), un viaggio nei parchi e nei luoghi della nostra nazione dove migliaia di stranieri dello Sri Lanka, del Pakistan, del Bangladesh e dell’India, si danno appuntamento quotidianamente per affrontarsi nel loro sport nazionale. Il libro, presentato ieri sera alla libreria Feltrinelli, racconta storie di immigrazione e di integrazione, collegate fra loro dall’eleganza e dagli antichi rituali del cricket, disciplina in grado di spazzare via confini geografici e culturali, unendo comunità spesso in conflitto fra loro. “Italian Cricket”, scritto da tre giornalisti 30enni, Giacomo Fasola, Ilaerio Lombardo, Francesco Moscatelli, ci porta da Genova a Milano, da Brescia a Bologna fino appunto a Venezia dove Miggiani, grazie alla sua esperienza nel mondo degli scout, ha trasferito la filosofia della solidarietà fra generazioni, facendo così nascere un settore giovanile praticamente imbattibile. «Grazie anche all’aiuto dell’amministrazione comunale» spiega Alberto Miggiani «siamo riusciti a creare una realtà importante. Abbiamo un campo a Campalto, anche se mancano gli spogliatoi, gli sponsor e anche una certa attenzione mediatica. Ora puntiamo ad andare in serie A». Per il vicesindaco Sandro Simionato, «il cricket è uno sport democratico, che applica il ius soli, perché nella nazionale possono giocare anche gli stranieri che non hanno la cittadinanza. E in questo libro si parla prima di immigrazione e di integrazione, poi di sport». Alla presentazione è intervenuto anche Luigi Brugnaro, presidente della Reyer, che ha applaudito l’iniziativa di Miggiani e annunciato l’impegno per una soluzione al problema spogliatoi.

Gianluca Codognato

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