Isacco Scomparin Anche gli arbitri sognano Rio

MESTRE. Il sogno è quello di partecipare alle prossime Olimpiadi di Rio de Janeiro, ma per arrivarci la concorrenza sarà davvero notevole. Intanto, Isacco Scomparin è già uno dei migliori arbitri internazionali di scherma e lo si è visto all’opera anche al recente Trofeo Città di Venezia in cui ha giudicato in pedana fino alle semifinali. Una passione che nasce da lontano, vissuta seguendo le orme del fratello e dopo essere stato a sua volta agonista del fioretto. «Sì, è un sogno e come tale per ora rimane» confessa, «a Londra ho avuto la possibilità di annusare l’aria olimpica, arbitrando il test event 2012, poi mi è toccato tornare a casa. Ma la dimostrazione che sto facendo qualcosa di buono deriva dal fatto che spesso vengo richiesto dagli stessi accompagnatori delle delegazioni straniere. È già un bel riconoscimento». Classe 1981, Scomparin ha avuto una buona carriera agonistica da fiorettista, poi nel 2007 la decisione di passare all’arbitraggio. E, nel frattempo, anche quella di fare l’istruttore dei giovani con il Circolo Scherma Mestre.
«Ho sia la licenza per il fioretto che per la sciabola, tanto è vero che ho arbitrato a Padova allo storico Trofeo Luxardo» aggiunge, «arbitrare non è facile in pedana, soprattutto perché a volte ti trovi di fronte atleti che non sono propriamente tranquilli, ma nella foga agonistica possono avere anche un atteggiamento un po’ sopra le righe. L’importante è mantenere il proprio ruolo, non essere polemico ma spiegare il perché di una decisione. Comunicare è fondamentale, non serve imporre la propria autorità. In questo ci aiuta anche la moviola, che ha cambiato tantissimo certe situazioni. Prima le affrontavi con il dubbio, ora si può rivedere l’azione. Ma è uno strumento da usare con parsimonia, altrimenti negli atleti si può creare insicurezza nei nostri confronti. Un arbitro deve quindi avere anche il coraggio di cambiare decisione o confermare una stoccata».
Gli atleti italiani però vincono spesso, e questo crea qualche problema. «Problema relativo, perché prima tutto sono contento che vinca un italiano, poi vengo io. Certo, logico che non posso arbitrare gli azzurri, però adesso quando si decide quali arbitri faranno una semifinale, si può essere riserva. Come mi è accaduto a Shanghai. Arianna Errigo è uscita in semifinale e così ho arbitrato la finale. In altre epoche non sarebbe stato possibile». Tanti ricordi anche se ancora giovane, Scomparin ripensa ai tempi in cui era atleta. «Non dimenticherò mai l’inno di Mameli quando vinsi il titolo europeo a squadre under 20, una situazione da brividi». Il discorso Olimpiadi torna sempre fuori. «Certo che mi piacerebbe esserci, ma non è solo una questione di capacità, ci sono molti fattori che possono portarti a una simile manifestazione» prosegue, «so per il momento di essere tra i migliori sei arbitri in Italia, tra i tre del fioretto. Arbitro in Coppa del Mondo, sono nelle liste del Grand Prix Fie e ho alle spalle già due Europei under 20 a Parenzo e Gerusalemme. Ma la strada è ancora lunga. Se oggi sono qui, e sono un arbitro di buon livello, lo devo anche al maestro che ho avuto da atleta, Massimo Omeri. Anche grazie a lui ho raggiunto questi primi traguardi. Al Circolo Scherma Mestre lavoro quasi ogni giorno assieme a Matteo Zennaro, cosa che mi permette di vedere la scherma anche da un altro punto di vista, insegnando ai giovani. Poi, vedremo quali sogni si realizzeranno».
Simone Bianchi
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