Ironwoman Angela, tutti gli States in bici

Ha fatto 5 mila chilometri in solitaria in sella ad una bicicletta, 50 mila metri di dislivello complessivo, 13 Stati da attraversare partendo dal Pacifico (Ocean Side, California) per arrivare a tagliare il traguardo sulla costa atlantica (Annapolis, Maryland), passando dal caldo torrido del deserto al freddo pungente dei Monti Appalachi.
Il tutto da completare entro il tempo massimo di 12 giorni e 30 ore, pena l’esclusione: benvenuti alla Race Across America, la iper-maratona ciclistica considerata la prova sportiva più dura, più dell'Ironman delle Hawaii, più della Iditarod sulle slitte trainate dagli husky in Alaska. Angela Perin - atleta di punta della veneziana Prasecco-Biesse del presidente Alfredo Scibilia - ha coronato il sogno di tutta una carriera chiudendo l'edizione 2014 in 12 giorni e 13 ore: una massacrante media di 420 chilometri al giorno, con la stanchezza, la natura e gli imprevisti a fare di tutto per farti abbandonare.
«Un'avventura affascinante, dove i momenti di esaltazione si alternano a quelli di depressione con una facilità impressionante. Un viaggio attraverso i propri limiti, prima ancora che attraverso gli Stati Uniti, sensazioni talmente forti che appena arrivata avrei voluto rifarla subito», racconta Angela Perin, nella sede della società ciclistica a Dese, con una velatura di malinconia, perché per chi è abituato a testare continuamente se stesso, ogni ostacolo superato presuppone di individuarne immediatamente un altro, ma se quell'ostacolo è già il massimo, allora i conti cominciano a non tornare. «Momenti duri ce ne sono stati tanti, con il vento laterale o contrario che sembrava non volermi mai abbandonare, con quei dossi infiniti quando la gamba sembrava proprio non volerne più sapere di spingere», prosegue Angela, 48 anni portati benissimo, laurea in Ingegneria e cattedra di Fisica in un istituto superiore della sua città, Castelfranco Veneto, «L'intoppo più grande è stato sicuramente il guasto alla macchina del team, costato sette ore per la riparazione». Primi due giorni dormendo un'ora nell'arco delle 24 ore, poi dal terzo la decisione di fissare tre ore di sonno per notte con brevissimi riposi sparsi durante il giorno: per il cibo, razioni minime ogni mezz'ora ed il premio, di tanto in tanto, delle adorate caramelle gelatinose. «Cose apparentemente insignificanti, ma che in quel contesto assumono un valore inestimabile, come la festa a sorpresa organizzata a metà percorso dal team (un camper ed un'auto gestiti dai compagni della Prasecco, ndr), dieci minuti persi per un brindisi che però non dimenticherò mai». Fisico, testa e mezzo meccanico la formula per arrivare fino in fondo: «La convinzione nei propri mezzi è fondamentale, così come una genetica di base di un certo tipo, ma senza la bici progettata dalla Biesse non avrei mai potuto riuscire a finire la gara, e senza l'intervento dello sponsor Venitem nessuno di noi sarebbe potuto partire. Una competizione in solitario così la puoi affrontare solo con un grande lavoro di squadra: sono stata davvero fortunata».
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