Il Venezia regge per un’ora senza paura, ma a San Siro vince il Milan: 2-0
Brahim Diaz e Theo Hernandez risolvono una partita complicata per i rossoneri: la squadra di Zanetti si difende bene ma non riesce a pungere
MILANO. Il Venezia regge 68', poi deve cedere alla maggior classe di un Milan che non è stato entusiasmante pur dominando la partita, e che ha faticato parecchio per trovare la via della porta. Un 2-0 che non fa una grinza con le reti di Diaz ed Hernandez nella ripresa, ma per vari aspetti gli arancioneroverdi hanno fatto dei passi avanti, pur tornandosene a casa senza punti in tasca.
Milan e Venezia son ben distanti dalla formazione tipo. Soprattutto i rossoneri, alle prese con una lunga serie di infortuni che di fatto costringe Pioli a schierare una sorta di squadra B. Nonostante questo il tasso tecnico messo sul prato di San Siro rimane elevato, e ne sa qualcosa Zanetti che deve sfoderare tutte le sue idee per organizzare i 'suoi' al meglio. Le incognite sono parecchie, partendo dal presupposto che Leao e Rebic possono inventarsi qualsiasi cosa e in ogni momento.
Il Milan prende in mano il gioco fin dai primi minuti. Giro palla intelligente, attento, senza sbagliare quasi mai un passaggio, sia per vie esterne che centrali. Tonali dirige l'orchestra, innesca le azioni e distribuisce suggerimenti che i compagni accolgono con favore, ma poi finiscono per scontrarsi contro la compattezza della linea difensiva avversaria. Rebic è ingabbiato tra Caldara e Ceccaroni e, se si apre un minimo spazio, Busio e Vacca arretrano per alzare il muro. Nei primi 25' i rossoneri arrivano al 75 per cento di possesso ma non fanno nemmeno un tiro. Mica per incapacità, ma per bravura del Venezia nel chiudere tutti i centimetri di campo possibili. In questo spicca anche Molinaro che, sulla sinistra, gioca come se avesse dieci anni in meno davanti ai 28 mila di San Siro. Tuttavia il Milan sembra giocare in surplace, ma lasciando intendere di essere pronto in qualsiasi momento ad affondare.
Milanista nel cuore, arancioneroverde in panchina, Zanetti conosce alla perfezione gli avversari, e già in sede di presentazione di partita aveva parlato di quanto, umanamente, fosse speciale preparare una partita del genere. La modalità di gioco è molto semplice, difesa a 4 compatta, linea di centrocampo a 5 quando arretra con solo Forte davanti a fare a sportellate con Romagnoli e gli altri. Tuttavia, se l'occasione si presenta, si punta tutto sull'abbinata Molinaro-Johnsen. Lo schema funziona, ma produce poco. Il Milan si fa così sentire nella seconda parte del primo tempo. Ci provano Rebic e Florenzi, poi Leao mette la sesta e per poco non crea scompiglio davanti a Maenpaa, quindi Kalulu sfiora il vantaggio. Il Venezia chiude con un paio di corner e nulla più.
Monologo del Milan anche in avvio di ripresa, che va al raddoppio sul portatore di palla, recupera palloni e ci prova senza però avere mira. Zanetti dopo una decina di minuti mette chili e centimetri in campo. Fuori Forte e Peretz, dentro Henry e Crnigoj per provare ad alzare il ritmo e soffrire un po' meno. La squadra di Pioli sembra viaggiare con il freno a mano tirato, senza trovare il varco giusto, ma al 23' Bennacer trova Diaz in mezzo all'area. Lo spagnolo sfugge a Ceccaroni quel tanto che basta a sfruttare l'assist del compagno e battere Maenpaa da due passi. Un vantaggio che galvanizza il Milan, mentre Zanetti nella mischia inserisce anche Okereke ed Henry per Johnsen e Forte. L'inerzia è però tutta dalla parte del Milan, e al 37' ecco il raddoppio di Hernandez che fulmina di sinistro il portiere finlandese.
Mentre San Siro diventa una bolgia i rossoneri iniziano a raccogliere i frutti del loro lavoro, andando ad agganciare l'Inter in vetta alla classifica e lasciando il Venezia a bocca asciutta. Tra tutte, si sapeva, non era questa la partita che gli arancioneroverdi potevano pensare di vincere.
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